Reggio Calabria dal fascino antico, la città dai mille strati

Ai visitatori resta impresso lo stupendo lungomare, ma questa ex colonia della Magna Grecia è un mix complesso di storia, tradizioni e contraddizioni. Da visitare il centro storico con strade e piazze a scacchiera

di ELEONORA MANCINI
28 marzo 2023

La statua della dea Atena sul Lungomare di Reggio Calabria

Complessa e stratificata, Reggio Calabria è la città che non ti aspetti. In fondo allo stivale, guarda la Sicilia e proietta l’Italia nel Mediterraneo, come a fare da trait-d’union di contatti, connessioni e traffici. Ecco perché questo luogo fu scelto nell’VIII a.C. dai coloni della madrepatria Calcide nell’Eubea per fondare Reghion, quella che divenne una delle più prospere città della Magna Graecia.

L'Etna visto da Reggio Calabria, oltre lo Stretto

Reggio ha il raro pregio di restare impressa a chi la visiti per il suo lungomare, una striscia di litorale e passeggiata che fa da cerniera e passaggio tra il viavai frenetico delle auto e il calmo infrangersi delle onde sulla battigia. Qui, su questa lunga striscia di spiaggia, dirimpettaia e parallela alla costa messinese, si vive l’inverno come una perenne primavera mentre l’estate appaga la sete di vita e di elementi della natura. Dalla fine della primavera sul lungomare di Reggio riaprono le strutture balneari che di giorno accolgono tra sdraio e ombrelloni i bagnanti e la sera, al primo imbrunire diventano godibili luoghi per aperitivi all’aperto, ristorantini, pizzerie e discoteche con dj-set e musica dal vivo.

Il mare in città è un privilegio tanto raro quanto commovente è ammirarlo mentre rosseggia al tramonto, con l’Etna maestoso a dominare , e la notte poi lo dipinge di nero mentre le luci della Sicilia sullo sfondo si riflettono luccicanti. Reggio è una città dai molti strati, si diceva, e dagli altrettanti volti e anche contraddizioni. C’è ancora un fascino antico, fermato in alcuni scorci delle strade che perpendicolari dalla via Marina salgono verso la parte alta della città. La pianta del centro storico è a scacchiera, impossibile perdersi in questo reticolato dove le strade corrono parallele al mare e alternano negozi di un tempo che fu a moderne catene internazionali. Intatto, e diremmo simbolo di Reggio al pari dei Bronzi di Riace esposti nel vicino Museo Archeologico (MARC), è il chiosco di Cesare il gelataio, il cui colore verde, all’inizio della via Marina, spicca e al contempo si confonde con i maestosi ficus magnoloidi, dalle immense e accoglienti radici, che caratterizzano tutto il lungomare.

Il gelato di Cesare, nel cono o nella brioche, è praticamente una tappa obbligata per chi tocca Reggio e poi fugge. Dalle mura greche di età ellenistica alle terme romane della via Marina, e salendo l’area del santuario Griso Laboccetta dedicato a una divinità femminile, fino alla chiesa di San Giorgio importante testimonianza architettonica dell’epoca fascista, e più su la Cattolica dei Greci e il Castello Aragonese, e poi un altro tratto di mura antiche, la città di Reggio conserva e tramanda i pezzi della sua storia millenaria che in qualche modo rappresenta una microstoria d’Italia. Una storia che assolutamente si riflette negli usi e nel cibo. Chi si trovi a Reggio nei primi dieci giorni di settembre resterà impressionato dalla devozione dell’intera città per la sua patrona, la Madonna della Consolazione. La sua effigie miracolosa ricorda ai reggini il soccorso della Madonna in eventi drammatici che travolsero la città, pestilenze e terremoti.

Ecco perché nel primo sabato di settembre il quadro conservato nella Basilica dell’Eremo viene portato in processione su una pesantissima barella (la vara) fino al Duomo seguito a piedi da centinaia di migliaia di persone. Per dieci giorni la festa è grande in città, tutte le macellerie cuociono in grandi calderoni il maiale, ammazzato per l’occasione, e classiche sono le tavolate per le strade per mangiare il panino con la salsiccia e la peperonata. Un'usanza che non si è mai persa e che racconta in sintesi lo spirito di questa città e dei suoi abitanti, a metà tra il paradiso e l’inferno.