Calabria, il fascino e il mistero dei Bronzi di Riace

di ELEONORA MANCINI
30 dicembre 2021

Bronzo di Riace

Guerrieri, eroi, divinità? Chi rappresentavano in antico i Bronzi di Riace, chi li realizzò, per quale occasione e in quale contesto potevano essere ammirati? Nel 2022 ricorrono i 50 anni dalla scoperta, fra le più clamorose del secolo passato, e la Calabria si prepara a festeggiare questo atteso anniversario per il quale non si escludono colpi di scena e nuove rivelazioni frutto dell’incessante lavoro di ricerca da parte di accademici e non solo. Il mistero sui guerrieri custoditi sin dagli anni ’80 nel Museo Nazionale Archeologico di Reggio Calabria è, ancora dopo mezzo secolo, fitto e non riguarda solo la loro identità ma anche le circostanze del ritrovamento, avvenuto, secondo le carte ufficiali, il 16 agosto del 1972. In 50 anni le ipotesi relative alla identificazione dei Bronzi si sono rincorse, tra le più recenti e accolte c’è quella di Daniele Castrizio, professore di Numismatica all’Università di Messina, secondo il quale A e B facevano parte di un gruppo statuario che rappresentava il momento subito precedente al duello fratricida tra Eteocle e Polinice, fratelli di Antigone, del mito dei Sette a Tebe collegato con quello di Edipo. L’ipotesi Castrizio trova confronti e appigli nelle fonti letterarie e iconografiche, e ora anche negli ultimi risultati delle indagini su patine e argilla. Erano biondi e dorati e furono realizzati ad Argos, nel Peloponneso greco, nella metà del V a.C. dalla di Pythagoras di Reggio, il bronzista considerato da Plinio tra gli eccelsi, con Fidia, Mirone e Policleto. Esposti in principio forse ad Argo, arrivano a Roma dopo la conquista della Grecia e le spoliazioni del 146 a.C.. Come finiscono nelle acque di Riace? Secondo Castrizio durante il naufragio di un carico di opere d’arte destinate per volere di Costantino nella sua nuova Capitale. Che fine hanno fatto le altre presunte 3 statue del gruppo? La questione è stata aperta da diversi anni da uno studioso locale, Giuseppe Braghò, che ha raccontato in un libro la storia parallela dei Bronzi, dopo il loro ritrovamento, fatta di cause in tribunale, denunce e anche di depistaggi. A 50 anni di distanza sono ampiamente riconosciute dagli archeologi la ‘leggerezza’ e le ‘operazioni maldestre’ che caratterizzarono il ritrovamento del 16 agosto e il recupero avvenuto solo tra il 21 e il 22 agosto 1972.

Il consiglio

C’è mistero intorno al ritrovamento, la sera del 16 agosto 1972, dei Bronzi di Riace. Le forze dell’ordine si attiveranno soltanto dopo la segnalazione di quattro ragazzi. Il risultato? La zona rimarrà incustodita per tutta la notte.

Top 5 Calabria

  • Il sub, la scoperta e le ombre

La scoperta è attribuita al sub romano Stefano Mariottini che l’avrebbe segnalata all’allora soprintendente Giuseppe Foti. La denuncia è del pomeriggio del 17 agosto ‘72, preceduta alle 12   da quella di quattro ragazzi di Riace. Si apre un caso giudiziario chiuso con l’attribuzione di un premio (125milioni di lire) a Mariottini.

  • Ripescaggio tra mille problemi

Avviene davanti a migliaia di curiosi. Con i carabinieri sommozzatori di Messina c’è un solo archeologo e lo scopritore ufficiale. I punti del rinvenimento non vengono fissati con precisione, come risulta dalla relazione del Centro di archeologia sottomarina di Albenga, incaricato di verificare, l’anno dopo, la presenza di altre statue del Sommo Poeta.

  • La caccia al tesoro in acqua

Che le acque di Riace vicino alla riva fossero ricche di reperti era noto fin dal febbraio del 1972, quando la rete di un pescatore era rimasta impigliata in “cose antiche”, dopo una forte mareggiata. La voce si era diffusa e, complice l’assenza di vigilanza da parte delle istituzioni, avevano preso il via frequenti cacce al tesoro che avrebbero arricchito il mercato clandestino.

  • Le indagini e la terza statua 

Nel 2005 il primo a prendere in mano i documenti sulla scoperta rimasti per anni sotto chiave è Giuseppe Braghò, professore di Vibo Valentia che, rilevando incongruenze nella versione del sub, ipotizza l’esistenza di una terza statua e si mette alla ricerca del corredo dei Bronzi. La testimonianza di una donna nel 2007 fa aprire un’indagine della Procura di Locri.

  • Il mistero dello  scudo venduto

Fra le carte della Soprintendenza in mano a Braghò spunta una segnalazione del 1981: un trafficante di reperti rivela il recupero di uno scudo di 65 kg nei primi mesi del 1972 con l’aiuto di due pescatori “tacitati con 6 milioni di lire” e la vendita per 6000 dollari negli Stati Uniti al Getty Museum di un altro scudo e di un elmo.