Campo imperatore il piccolo tibet del gran sasso

di GIUSEPPE DI MATTEO -
24 novembre 2021
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È uno degli invitati a Expo Dubai 2020 non per caso. Campo Imperatore, nell’Aquilano, è infatti una delle perle dell’Abruzzo, e grazie al racconto visivo di Gabriele Salvatores conquista l’occhio del visitatore che si aggira all’interno del Padiglione Italia mostrando la sua inesauribile bellezza (che poi è il filo conduttore di questa Esposizione Universale). Conosciuto anche come ‘Piccolo Tibet’, questo splendido altipiano abruzzese di origine glaciale, incastonato nella grandiosa cornice del Gran Sasso e del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, oscilla dai 1.500 ai 1.900 metri e si estende per una ventina di chilometri. Un’oasi di quiete nella bella stagione, ma anche una meta imprescindibile per chi ama sciare e per gli appassionati degli sport invernali. Spettacolari le vette da cui è accarezzato: dalla Scindarella, alta 2.233 metri, al Monte Portella, di 2.385, che vantano alcuni incredibili circhi glaciali; notevoli pure il Corno Grande, che sfiora i tremila metri e troneggia dall’alto con le sue quattro vette, il Monte Aquila (2.494 metri), il Monte Brancastello, che ricorda le Dolomiti (2.385 metri), e il Monte Prena (2.561), che disegna un paesaggio quasi lunare. Ma, come ogni monumento paesaggistico che si rispetti, anche Campo Imperatore custodisce nel suo grembo alcuni dei borghi più belli d’Italia. A cominciare da Castel del Monte, ‘la capitale dei pastori’, di cui è visibile ancora oggi il bell’impianto medievale e che appare come un piccolo grande miracolo di pietra annunciato dalla torre campanaria. Tra i suoi gioielli gastronomici spiccano il ‘marcetto’ (una crema piccante di pecorino fermentato) e la ‘chiaranese’, la tipica carne di pecora che i pastori cuociono secondo tradizione. Di grande impatto anche Rocca Calascio (che si trova a 1.460 metri di altitudine e a pochi chilometri dalla vicina Calascio), dove si può ammirare una maestosa fortezza del XII secolo. Della sua bellezza si accorsero tantissimi registi, che ne fecero il set ideale di film del calibro di Amici Miei atto II, La Piovra, Padre Pio, Il Nome della Rosa. È meritevole di una visita pure Santo Stefano di Sessanio, particolarmente rinomato per le sue gustosissime lenticchie, che si fregiano del marchio dei Presìdi Slow Food. Dopo l’unificazione della penisola, il borgo cominciò a svuotarsi. Negli ultimi anni si sta però cercando di riportarlo in vita, anche grazie agli interventi di restauro portati avanti dall’imprenditore italo svedese Daniele Kihlgren, che di Santo Stefano si innamorò perdutamente, e al progetto di ‘albergo diffuso’. Ma Campo Imperatore è anche il nome del famoso hotel in cui, nel 1943, venne imprigionato Mussolini (successivamente liberato dai Tedeschi), a oltre 2,130 metri di altitudine. ‘La prigione più alta del mondo’, come lui stesso la definì.  
PESCARA

Il fascino del Ponte sul Mare

È una delle attrazioni di Pescara, ma anche uno splendido biglietto da visita per Expo Dubai 2020. Merito dell’occhio curioso di Gabriele Salvatores, che a seguito di una serie di riprese ha inserito il Ponte sul Mare - assieme ad altri luoghi suggestivi dell’Abruzzo come Campo Imperatore e la Costa dei Trabocchi - all’interno del suo filmato in mostra al Padiglione Italia, e in particolare nella sezione del Belvedere. Inaugurato nel 2009, e lungo 466 metri, il Ponte sul Mare è il più grande ponte ciclo-pedonale d’Italia e uno dei più grandi d’Europa. Percorribile sia in bici che a piedi, offre una splendida vista del porto di Pescara, della Majella e del Massiccio del Gran Sasso. Progettato dall’architetto altoatesino Walter Pichler, fu poi sviluppato dall’ingegnere Mario de Miranda.  
IL LITORALE

I colossali ragni sulla costa dei Trabocchi

Un’autentica meraviglia made in Abruzzo è la Costa dei Trabocchi, un tratto incantevole del litorale abruzzese lungo una sessantina di chilometri e corrispondente alla provincia di Chieti caratterizzato dai cosiddetti trabocchi, palafitte in legno un tempo utilizzate dai pescatori. La loro origine è incerta. C’è chi li fa risalire ai Fenici, ma altri storici ipotizzano epoche assai più tarde. Il Trabocco di Punta Aderci, che si trova nella Riserva Naturale Regionale Punta Aderci, è uno dei più belli. Ma non si può non citare il Trabocco Turchino, nei pressi di san Vito Chietino, che fu immortalato poeticamente da Gabriele D’Annunzio ne Il trionfo della morte: «Dall’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli, si protendeva un Trabocco, una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simile a un ragno colossale».