Mercoledì 8 Gennaio 2025
Ruben Razzante*
Esteri

Zuckerberg sulla scia di Musk: Meta abolisce il fact checking. The Donald esulta: ha fatto bene

Facebook e Instagram si allineano a X, non ci sarà più il programma di verifica delle notizie. Il ceo del gruppo: “Lavorerò con Trump contro la censura”. I timori dell’Unione europea

Roma, 8 gennaio 2025 – Cambiare idea è lecito e in alcuni casi è anche indice di maturità, ma le nuove mosse di Meta, annunciate in modo eclatante dal ceo Mark Zuckerberg, rappresentano una vera e propria giravolta camaleontica rispetto alla politica di moderazione dei contenuti che la sua azienda ha seguito per anni. In un video pubblicato su Facebook e Instagram, Zuckerberg ha rivelato che Meta rimuoverà le restrizioni sulla libertà di parola nelle sue piattaforme e abolirà il programma di fact checking, sostituendolo con un sistema di “Community Notes”, simile a quello introdotto da Elon Musk su X (ex Twitter). La dichiarazione segna un punto di svolta non solo per Meta, ma per l’intero ecosistema digitale, con implicazioni che vanno ben oltre le scelte aziendali, riflettendo un allineamento politico e culturale che ha scosso gli osservatori e che non può non preoccupare la comunità della Rete.

Elon Musk e Mark Zuckerberg
Elon Musk e Mark Zuckerberg

Questa decisione arriva dopo anni in cui Meta aveva preso una posizione ferma contro la disinformazione, implementando rigide politiche di moderazione per evitare la diffusione di contenuti dannosi e per contrastare le fake news, in particolare durante e dopo le elezioni presidenziali americane del 2016.

Zuckerberg ha dichiarato di aver commesso “troppi errori” e di aver visto una crescente frustrazione tra gli utenti, a causa di una censura che, secondo lui, ha superato il limite. Un mea culpa che fa eco alla retorica del “free speech” che Elon Musk ha promosso sin dal suo acquisto di Twitter nel 2022. Musk, infatti, ha spesso accusato le piattaforme di Zuckerberg di sopprimere voci conservatrici.

L’adozione delle “Community Notes, che permetteranno agli utenti di segnalare i contenuti sospetti e di fornire il loro contributo nella valutazione della veridicità delle informazioni, sostituisce il sistema di fact checking esterno che Meta aveva implementato negli ultimi anni. Sebbene questa mossa possa sembrare una soluzione democratica e più inclusiva, non è priva di rischi. Il controllo della qualità dell’informazione potrebbe infatti diventare meno rigoroso, con il pericolo che la disinformazione si diffonda più facilmente, senza la supervisione di esperti terzi.

Questo cambio di direzione si inserisce in un contesto più ampio, che include il riavvicinamento di Zuckerberg e Meta alla figura di Donald Trump. Dopo aver incontrato il presidente eletto degli Stati Uniti a Mar-a-Lago durante la Festa del Ringraziamento, Zuckerberg ha compiuto una serie di mosse strategiche che lo avvicinano alla nuova amministrazione repubblicana. L’ingresso di personaggi come Dana White, presidente dell’Ufc e sostenitore di Trump, nel consiglio di amministrazione di Meta è un ulteriore segno di questo riposizionamento. L’adozione di una linea più permissiva sulla libertà di parola e la critica al politicamente corretto sono scelte che rispecchiano un allineamento con la visione di Trump e dei suoi sostenitori, che accusano le big tech di aver esercitato una censura sistematica, soprattutto nei confronti delle voci conservatrici. E infatti non è un caso che ieri lo stesso Trump abbia salutato con grande favore la svolta di Zuckerberg: “Penso che Meta abbia fatto molta strada, l’uomo è impressionante. Probabilmente l’ho influenzato io”.

Tale evoluzione solleva interrogativi anche per quanto riguarda l’Europa, che in questa nuova e preoccupante visione della libertà d’espressione rischia di essere ancora una volta l’anello debole della catena, cioè di ritrovarsi isolata. L’Ue sta infatti andando in una direzione opposta, intensificando gli sforzi per regolare i contenuti online, con leggi come il Digital Services Act e altre iniziative mirate a contrastare le fake news e a tutelare i diritti degli utenti, inclusa la privacy dei dati.

In definitiva, la decisione di Zuckerberg di abbandonare il programma di fact checking da un lato sembra una risposta alla crescente influenza di Elon Musk e al desiderio di restare competitivo nel panorama delle piattaforme social, dall’altro potrebbe esporre Meta e l’intero ecosistema digitale a nuovi rischi legati alla diffusione di disinformazione e alla manipolazione dell’opinione pubblica.

* Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica

di Milano