Sabato 1 Marzo 2025
PAOLO GIACOMIN
Esteri

La politica del ring. La realtà oltre il teatro: l’Atlantico ora ci divide

Nello Studio Ovale in scena la nuova visione del mondo .

Alcide De Gasperi si presentò alla Conferenza di pace di Parigi, il 10 agosto 1946, quella che avrebbe messo fine alle ostilità tra l’Italia sconfitta le potenze alleate vincitrici della seconda guerra mondiale, con queste parole: "Sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me...". Altri tempi, altri statisti. La cortesia non ha partecipato all’incontro Trump-Zelensky nello Studio Ovale della Casa Bianca. Finito in una rissa in mondovisione, a dispetto della sacralità del luogo che, più di ogni altro, ha scandito la storia americana e ne simboleggia il potere: Eisenhower vi entrò da capo dei liberatori dell’Europa. Dalla scrivania dello Studio Ovale faceva capolino John John Kennedy mentre il padre Jfk era impegnato a fare il presidente. Da lì Richard Nixon parlava al telefono con gli astronauti dell’Apollo 11 e poi, travolto dal Watergate, annunciava le sue dimissioni. George W. Bush parlò alla nazione dopo gli attacchi dell’11 settembre. 

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Volodymyr Zelensky nello Studio Ovale con Donald Trump e JD Vance
Volodymyr Zelensky nello Studio Ovale con Donald Trump e JD Vance

Lo Studio Ovale e il presidente degli Stati Uniti sono, simbolicamente, la stessa cosa. Trump, con la cacciata choc di Zelensky sta scrivendo un’altra storia. Sbalorditivo lo scontro senza esclusione di colpi tra due capi di Stato che, fino a prova contraria, sono alleati. E storico lo ha infatti definito Mosca. Il convitato di pietra, maggior interessato alla sconfitta dell’Ucraina che ha resistito all’aggressione di Putin con un eroismo che era, finora, riconosciuto anche oltre Atlantico. Nelle previsioni non doveva finire così, era pronta la firma dell’accordo sullo sfruttamento dei minerali strategici in cambio di garanzie di sicurezza. Ma le idee camminano sulle gambe degli uomini e spesso, queste ultime, sono comandate dalla pancia e non dalla razionalità. Finito il teatro – un brutto spettacolo –, resta la realtà: l’Ucraina senza l’aiuto degli Stati Uniti, pur con il sostegno degli altri Paesi europei, difficilmente è in grado di reggere. Volodymr Zelensky, deve esserne consapevole visto che, nonostante tutto, ha ringraziato Trump e gli Stati Uniti per l’appoggio. Donald Trump ha detto chiaramente quello che pensa e non cambierà idea. Come reagiranno i governi dei paesi europei, retorica a parte? La risposta non riguarda solo le sorti del conflitto ucraino. Lo Studio Ovale trasformato in un ring non è che l’ultimo episodio di un cambio di visione da parte di Washington, una puntata mediaticamente incandescente del nuovo rapporto ad alta tensione tra le due sponde dell’Atlantico. Come si è visto anche negli incontri bilaterali con li presidente francese Macron e con il premier britannico Starmer. Tensioni che dal conflitto si estendono alla guerra commerciale e tecnologica e alla natura dell’alleanza atlantica. Lo scontro di ieri cambierà per sempre i rapporti Usa-Kiev? Presto per dirlo, momento delicato. Il tempo delle nebbie non è finito.

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