Giovedì 19 Dicembre 2024
MARTA
Esteri

Zelensky: "Kiev non ha forze per riconquistare Donbass e Crimea, serve unità europea"

Zelensky avverte: senza unità europea, Kiev rischia di perdere il 20% del territorio. Diplomazia e negoziati in primo piano.

Zelensky avverte: senza unità europea, Kiev rischia di perdere il 20% del territorio. Diplomazia e negoziati in primo piano.

Zelensky avverte: senza unità europea, Kiev rischia di perdere il 20% del territorio. Diplomazia e negoziati in primo piano.

Ottaviani

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, batte i pugni sul tavolo e avvisa: "Kiev non ha forze a sufficienza per riconquistare Donbass e Crimea". La porta della diplomazia è aperta, ma non si negozia con Mosca senza avere l’Ucraina al tavolo. E se Zelensky invoca una posizione unitaria, a Bruxelles si lotta contro il tempo per trovare una piattaforma comune tanto più ora che Kiev rischia di perdere il 20% del proprio territorio nazionale, il 30% secondo il premier slovacco Fico, che ha auspicato una ‘fine immediata’ delle operazioni militari. Si fa largo l’ipotesi che Donbass e Crimea rimarranno territori russi. "Di fatto questi territori ora sono controllati dai russi – ha spiegato il premier ucraino in persona a Le Parisien –. Possiamo solo contare sulla pressione diplomatica per costringere Putin a sedersi al tavolo delle trattative". Il timore del leader di Kiev è che nelle condizioni attuali, con una Russia che avanza sul territorio, il Cremlino potrebbe influenzare i negoziatori e portare a casa condizioni fin troppo vantaggiose.

La parola d’ordine, insomma, deve essere unità. Oggi Zelensky parteciperà al Consiglio europeo: la ragione ufficiale è "per discutere del sostegno in corso all’Ucraina, in particolare sulla difesa aerea". Ma si parlerà anche dell’allargamento della Ue. Secondo la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, i primi capitoli per l’adesione dell’Ucraina potrebbero essere aperti a inizio 2025. Oltre la plenaria, ci saranno incontri bilaterali con i leader di Germania, Italia, Danimarca, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, nonché con il segretario generale della Nato, Mark Rutte. L’olandese vuole fare il punto sulla strada europea alla pace, che eventualmente potrebbe prevedere anche l’invio di una forza di interposizione con truppe di pace a vigilare sul cessate il fuoco. Ma non tutti i Paesi europei sono d’accordo. L’alto rappresentante per la politica estera Ue, Kaja Kallas, ha ribadito la necessità di un sostegno a Kiev, specificando che in molti vogliono soluzioni rapide, ma che la Russia per prima non vuole la pace e questo "è un problema". Rutte invece sembra approvare i timori di Zelensky e, se non prende tempo, di sicuro mette in guardia sul dare troppa enfasi ai negoziati. "La mia posizione – ha spiegato – è che l’Ucraina deve essere messa in una posizione di forza per poi decidere quando e come aprire i negoziati: se ora iniziamo a parlare fra di noi che forma prenderà la pace, rendiamo la vita molto facile ai russi, che potranno rilassarsi, fumarsi un sigaro e seguire il nostro dibattito in televisione".

L’obiettivo di queste 48 ore è fare un punto sulla situazione, anche in vista del prossimo 20 gennaio, quando Trump si insedierà alla Casa Bianca. E proprio dagli Usa arriva la notizia che ci sarebbero già ‘centinaia di vittime’ fra i soldati che la Corea del Nord ha inviato a combattere sulle pianure dell’Ucraina per aiutare l’alleato russo, che ha sempre più difficoltà nel reclutare leve interne. Se la parola d’ordine in Ue è unità, rimane l’incognita di come il numero uno di Washington vorrà affrontare il capitolo Ucraina e il timore che, con la sua azione, possa favorire il presidente Putin. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che a febbraio sarà impegnato in un difficile test elettorale, mostra segni di ottimismo: "La cosa più importante è che non ci deve essere alcuna decisione senza l’Ucraina. La mia conversazione con il presidente Trump mi ha fatto capire che è possibile sviluppare insieme la nostra politica affinché l’Ucraina abbia un buon futuro", aggiungendo che "la pace non deve essere dettata a Kiev".