Sabato 22 Febbraio 2025
Patrick Colgan
Esteri

Dalla gloria al rischio esilio, Zelensky sempre più solo. Ora teme il rivale Zaluzhny

Media vicini a Trump e i russi rilanciano l’ipotesi che il leader possa lasciare Kiev. Alla presidenza potrebbe candidarsi il popolare generale cacciato un anno fa

Roma, 21 febbraio 2025 – Da eroe di guerra e alleato di ferro, ricevuto al Congresso con tutti gli onori, a personaggio da ignorare o addirittura di cui sbarazzarsi. E magari da mandare in esilio a Londra o Parigi. Il cambio di amministrazione negli Stati Uniti ha provocato una vertiginosa parabola discendente dei rapporti fra il leader ucraino Volodymyr Zelensky e la presidenza americana, ora rappresentata da Donald Trump. Il tutto mentre il popolare generale Valery Zaluzhny, destituito un anno fa dallo stesso Zelensky dopo forti divergenze e spedito a fare l’ambasciatore a Londra, potrebbe tornare a Kiev come un boomerang per il presidente, da sfidante alle elezioni. Un voto che sarà parte di qualsiasi road map per la pace.

Il presidente ucraini Volodymir Zelensky con Valery Zaluzhny, rimosso da capo delle forze armate e sostituito da Oleksandr Syrsky, in una foto postata dallo stesso Zelensky sul suo profilo Facebook
Il presidente ucraini Volodymir Zelensky con Valery Zaluzhny, rimosso da capo delle forze armate e sostituito da Oleksandr Syrsky, in una foto postata dallo stesso Zelensky sul suo profilo Facebook

Sembrano ora lontanissimi i primi mesi di guerra, quando Zelensky – attore che prima di essere eletto interpretava proprio un cittadino qualunque divenuto presidente nella serie comica ’Servo del popolo’ – si era dovuto inventare nel giro di pochi giorni leader di un Paese in guerra. Non era l’unico paradosso di un presidente di lingua russa che fronteggiava un’invasione da Mosca, ebreo ma accusato dai russi di essere ‘nazista’. Fu una trasformazione totale. La tuta mimetica, gli efficaci e duri messaggi alla nazione e al mondo dal bunker sotto i bombardamenti. Poi la campagna per chiedere sostegno. Prima i viaggi all’estero della moglie Olena Zelenska, poi quelli dello stesso Volodymyr, negli Usa e in Europa, con uno stile diretto, ma anche spigoloso e intransigente.

Ora, tre anni dopo l’inizio della guerra e con un fronte interno estremamente provato, il futuro politico di Zelensky potrebbe essere segnato. Se alcuni media, molti filorussi e l’agenzia moscovita Tass scrivono che per Zelensky si prefigura un “esilio dorato” a Londra – o Parigi, come scrive il New York Post, vicino a Trump – è il ben più affidabile settimanale britannico The Economist a sostenere che ’Il team di Trump vuole liberarsi di Zelensky’. È noto che fra i due non c’è simpatia. Trump aveva già avuto frizioni con Zelensky nel 2019 – quando il leader di Kiev si rifiutò di indagare sugli affari in Ucraina del figlio di Biden, Hunter –, ma i toni usati dall’americano negli ultimi giorni sono stati inequivocabili.

Prima l’insistenza sulla necessità di elezioni, forzando il fatto che il mandato di Zelensky è scaduto nel marzo 2024, ma il voto è sospeso a causa della legge marziale. Quindi, il 18 febbraio, l’accusa (falsa) di aver iniziato la guerra in Ucraina. Infine, dopo la risposta piccata di Zelensky (“il presidente Trump vive in uno spazio di disinformazione”), ha rincarato la dose definendolo “comico mediocre” e “dittatore senza elezioni” che avrebbe “suonato Biden come un violino”. E se dall’Europa leader come Macron, Starmer e Scholz hanno difeso Zelensky (silenzio da Palazzo Chigi), il leader ucraino appare ora molto più isolato che in passato. “Un ostacolo per gli accordi” lo ha definito ieri Trump. E, certo, un cambio di presidenza renderebbe più facile a Vladimir Putin di dichiarare vittoria.

Ed ecco il voto. Trump ha sostenuto che Zelensky avrebbe solo il 4% di approvazione nel Paese. In realtà, gli ultimi sondaggi dell’Istituto di sociologia di Kiev dicono che è al 57%, punto più basso di una curva che era stata anche al 90, superiore però a quella dello stesso Trump negli Usa (44%, fonte Reuters/Ipsos). Ma se Zelensky potrebbe battere ancora il rivale del 2019, Petro Poroshenko, sarebbe meno facile affrontare il massiccio generale Zaluzhny, popolarissimo e ritenuto l’artefice della resistenza ai russi. Lui non ha mai detto di volersi candidare. I sondaggi però lo vedrebbero in netto vantaggio.