Roma, 12 ottobre 2024 – In un clima surreale a causa delle sempre maggiori tensioni in Medio Oriente, lo Stato di Israele festeggia oggi lo Yom Kippur. Noto anche come Giorno dell’Espiazione, si tratta dell’avvenimento con maggiore sacralità del calendario ebraico e viene festeggiato dal popolo israeliano proprio mentre il Paese si trova in stato di guerra. Le ultime celebrazioni in mezzo ai conflitti risalgono al 1973, l’anno in cui Israele venne attaccato da Egitto e Siria in occasione di quella che poi sarebbe rimasta nella storia proprio come la ‘Guerra dello Yom Kippur’.
In vista dei due giorni di festeggiamenti, Israele chiude i propri confini: i voli in entrata e in uscita si sono fermati venerdì pomeriggio e vedranno la propria ripresa solamente al termine dello Yom Kippur, nella tarda serata di sabato 12 ottobre. Le strade, infine, rimarranno deserte per tutta la durata del giorno sacro, mentre attività commerciali e trasmissioni televisive rimarranno sospese.
Lo Yom Kippur
Si tratta di un giorno di grande simbologia e sacralità per l’intera popolazione ebraica. Menzionato quattro volte nella Torah, lo scritto sacro dell’ebraismo, lo Yom Kippur consiste nel giorno della penitenza e dell’espiazione dei propri peccati ed è il più solenne dell’intero anno ebraico. La data della celebrazione ricade in un giorno inserito tra il 14 settembre e il 14 ottobre del calendario gregoriano, con inizio della festa coincidente al tramonto del giorno precedente. Durante lo Yom Kippur, gli ebrei si radunano nelle varie sinagoghe e chiedono perdono per i propri peccati commessi durante l’anno nei confronti di Dio.
I fedeli, inoltre, sono tenuti a digiunare per circa 25/26 ore consecutive, ovvero per tutta la durata della festività, e sono obbligati a rinunciare a qualsiasi lavoro. Oltre al digiuno forzato, durante lo Yom Kippur la religione impone altre proibizioni forzate: è vietato lavarsi, non si possono utilizzare profumi, è proibito indossare accessori o abbigliamento di lusso come gioielli d’oro o scarpe in pelle e non si possono consumare rapporti sessuali. Le celebrazioni si concludono con una preghiera finale, chiamata Neillà, seguita dal suono di un corno di montone chiamato shofar. E’ possibile interrompere il digiuno soltanto dopo avere recitato la Havadal, preghiera pronunciata alla fine dello Shabbat.
La ‘Guerra dello Yom Kippur’
L’ultima volta in cui Israele festeggiò lo Yom Kippur in uno stato di guerra risale a ben 51 anni fa, nel 1973. Il 6 ottobre di quell’anno, gli eserciti di Siria e Egitto entrarono a sorpresa nel territorio israeliano proprio mentre la popolazione era impegnata a celebrare la festa sacra. Da qui il nome ‘Guerra dello Yom Kippur’, il più grande conflitto del Medio Oriente fino allo scoppio della Guerra del Golfo risalente a circa un ventennio più tardi.
La ‘Guerra dello Yom Kippur’ è uno dei capitoli della lunga vicenda bellica tra Israele e gli Stati arabi, che ebbe inizio già nel 1948.
Ma è durante la Guerra dei Sei Giorni, nel 1967, che Israele riuscì tramite un attacco preventivo a sconfiggere le forze di vari paesi arabi e ad occupare territori vicini tra cui la Cisgiordania, le alture del Golan e la Striscia di Gaza.
Con lo scopo, quindi, di riprendere i territori persi 6 anni prima e di fatto vittime di situazioni economiche e sociali interne abbastanza controverse, Egitto e Siria attaccarono Israele nel 1973. Sorprendendo, almeno inizialmente, l’esercito locale con le loro offensive da Nord e Sud. La situazione, tuttavia, si capovolse pochi giorni dopo: Israele riuscì a penetrare in territorio egiziano attraverso il canale di Suez con un grande esercito guidato da Ariel Sharon. I combattimenti proseguirono fino al 28 ottobre, quando furono gli Usa a stoppare le operazioni israeliane in Egitto. Dopo qualche anno, i due Paesi arrivarono ad un accordo di pace e Israele ritirò le proprie truppe dalla zona a ovest del canale di Suez e dal Sinai.