Roma, 12 gennaio 2024 – Forti esplosioni illuminano a giorno la capitale dello Yemen Sana’a, colpita dalle bombe americane e britanniche. Il 12 gennaio è il giorno dell’escalation in Medio Oriente: Stati Uniti e Regno Unito hanno deciso di rispondere con raid dal cielo agli attacchi dei ribelli filoiraniani Houthi alle navi internazionali che attraversano il Mar Rosso. Missili lanciati dal mare e bombe sganciate dagli aerei “su oltre 60 obiettivi situati in 16 posizioni di militanti Houthi sostenute dall'Iran, tra cui nodi comandi, depositi di munizioni, sistemi di lancio, impianti di produzione e sistemi radar di difesa aerea”, ha spiegato il comandante Usa Alex Grynkewic. E’ il primo attacco americano in Yemen dall’inizio della guerra di Israele contro Gaza.
Le forze alleate si sono servite di missili Tomahawk, usati per la prima volta in Iraq nel 1991. La marina Usa ha lanciato in particolare i Tomahawk Land Attack Missile (TLAM), missili da crociera a bassa quota che possono trasportare anche testate di 500 chili. Guidati da tecnologia satellitare, seguono traiettorie non lineari in grado di eludere i sistemi di difesa anti aerea.
La base di lancio è stata il sottomarino USS Florida, a propulsione nucleare, in grado di muovere 154 missili da crociera Tomahawk, il 50% in più rispetto ai cacciatorpediniere lanciamissili Usa e quasi quattro volte di più rispetto ai più recenti sottomarini d'attacco della Marina americana. I Tomahawk sono partiti anche dal cacciatorpediniere missilistico guidato di classe Arleigh Burke, capace di spostare fino a 9.700 tonnellate.
Contemporaneamente caccia Typhoon della flotta britannica hanno solcato i cieli yemeniti sganciando missili aria-aria e aria-superficie, nonché bombe con guida di precisione, Paveway IV, dotate di “pinne” che aiutano a ‘correggere’ la traiettoria in base agli impulsi laser o alle coordinate Gps fornite. I Typhoon sono stati supportati da un'aerocisterna Voyager per il rifornimento di carburante in volo.