Roma, 30 marzo 2023 – Anche il deus ex machina della Wagner, Evgeny Prigozhin, si è mosso a favore di Masha Moskaleva, la 12enne della regione di Tula, nella Russia europea, che per un disegno pacifista fatto a scuola si è vista tolta alla famiglia ed è finta in un orfanotrofio mentre il padre, che il giorno prima della condanna è fuggito dai domiciliari e ora è latitante, è stato condannato a due anni.
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La vicenda, denunciata da OVD-Info e altri media russi d’opposizione, ha suscitato una vasta eco in Russia. E così Prigozhin ha inviato un appello – firmato anche dal presidente della Lega dei veterani di guerra, Andrei Troshev – al procuratore della regione di Tula, nel quale il deus ex machina della Wagner chiede di rivedere la sentenza di condanna di Alexei Moskalev, "specialmente per il fatto che sua figlia Masha sarà costretta a crescere in un orfanotrofio".
Più che un gesto di umanità, la mossa dello spietato Prigozhin sembra dettata dalla volontà di veder accrescere la sua popolarità in vista delle presidenziali russe del marzo 2024. Prigozhin non ha mai fatto intendere che si sarebbe potuto candidare, ma una parte dell’entourage di Putin teme che posa provarci, e non a caso la frattura col ministro della Difesa, Shoigu, si è approfondita in questi ultimi mesi di guerra, con Putin che ancora formalmente lo sostiene ma che ne monitora le attività, ragionevolmente pronto a "staccare la spina" alla Wagner se Prigozhin dovesse annunciare le sua candidatura.
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Ieri Masha ha scritto al padre. "Ciao papà – dice la missiva pubblicata dalla Novaya Gazeta –, ti chiedo di non ammalarti e di non preoccuparti. A me va tutto bene, ti amo moltissimo e so che non devi incolparti di nulla, io sono sempre dalla tua parte e tutto ciò che fai è giusto. Ti voglio tanto bene, grazie per quello che fai per me. Vince solo chi sa credere, sperare e amare. E noi vinceremo. Per favore, non mollare. Sei un eroe. Il mio eroe".
La storia di Masha dà la misura del regime di Putin. Nell’aprile 2022, sollecitata dalla professoressa di disegno, Masha ha disegnato le bandiere russa e ucraina con una scritta "No alla guerra" sulla prima bandiera e "Gloria all’Ucraina" sulla seconda. Apriti cielo. La professoressa è corsa dal preside, che ha chiamato la polizia, che ha interrogato il padre e l’ha sanzionato con una multa. Il giorno dopo il Fsb – uno dei servizi segreti russi – è venuto a scuola e ha interrogato per ore la bambina e il padre, subito convocato. Sembra v a finita lì, invece, il 30 dicembre l’Fsb si è presentato a casa dei Moskalev e ha effettuato un perquisizione dell’abitazione (secondo il legale di Moskalev sequestrando libri, computer, telefoni e 4.800 dollari in contanti, tutti i risparmi della famiglia), portando il padre in prigione (dove è stato interrogato e percosso) e la bambina in orfanotrofio. Dopo alcuni mesi ai domiciliari, l’altro ieri la condanna di Moskalev.
Il caso di Masha non è l’unico. Il sito di opposizione russo Meduza ha denunciato otto casi di bambini (e dei loro genitori) perseguiti dalle autorità per "attività anti russe". Dal 13enne Timofey di Ekaterimburg, che nello scrivere in un tema scolastico una lettera anti guerra è finito nei guai, a un 12enne di Mosca reo di aver gridato "gloria all’Ucraina" nel corridoio della scuola, all’11enne Varya di Mosca che aveva sul diario una immagine di St. Javelin (parodia/celebrazione ucraina dei missili anti carro Javelin, che hanno bloccato l’avanzata russa nei primi mesi di guerra), alla ragazza del Daghestan che a maggio, alla cerimonia di diploma, ha gridato "Libertà per l’Ucraina, Putin è il diavolo". Per il regime del Cremlino, tutti crimini da reprimere con durezza.