Roma, 7 dicembre 2024 – Se Putin attacca l’Europa con le armi subdole di una guerra non dichiarata, l’Europa può e deve difendersi. Alle ingerenze che truccano il gioco democratico, come sarebbe avvenuto in Romania, si possono contrapporre gli strumenti di sempre. I pilastri che reggono le istituzioni occidentali: stato di diritto e libera stampa. La pensa così Daniele Gallo, docente ordinario di diritto dell’Ue alla Luiss.
Professor Gallo, in che modo la decisione della Corte costituzionale di annullare il voto per le presidenziali può influire sulla stabilità istituzionale di un Paese come la Romania?
“Il rischio c’è quando si può verificare un contrasto tra poteri costituzionali. Ma sulla stabilità istituzionale incidono di più le ingerenze russe, che sarebbero certe stando a fonti di intelligence romene. Da qui la scelta senza precedenti della Corte”.
Come si concilia questa decisione con i principi democratici e il diritto internazionale, in particolare con la protezione dei diritti elettorali?
“La decisione non contrasta con questi principi proprio perché a monte ci sarebbe una comprovata ingerenza di un Paese straniero, peraltro sottoposto a sanzioni decise dall’Unione europea, di cui la Romania è parte”.
Qual è la funzione della stampa in tempi di guerra ibrida?
“La stampa ha un ruolo fondamentale. Veicola l’informazione di qualità, l’unico antidoto contro il veleno della disinformazione diffusa grazie alla velocità e all’immediatezza sui social network”.
Come?
“Facendo leva sui suoi punti di forza: verifica delle notizie e neutralità. In fin dei conti, in Romania le ingerenze di Mosca sarebbero avvenute tramite TikTok e Telegram”.
Anche l’ultimo rapporto del Censis certifica la sfiducia degli italiani nelle istituzioni democratiche. Una diffidenza determinata anche dalle fake-news. Qual è il confine tra libertà di stampa e disinformazione in questo contesto?
“La sfida, oggi, è la regolamentazione delle piattaforme per evitare derive come quella romena. Conosco studenti universitari, persino dottorandi, che si informano sui social. Bisogna cambiare rotta”.
Come?
“Ci sono diverse proposte in merito. In ogni caso bisogna distinguere tra la disinformazione che circola sui social, nati peraltro con un altro scopo, e l’informazione di qualità garantita da giornali e altri media anche online, fondamentale per sostenere sistemi democratici sempre più in crisi. Insomma, nel medio e lungo termine occorre limitare lo strapotere delle piattaforme riguardo alle fake-news; nel breve, con riferimento a fatti come quello romeno, potenziare le attività di intelligence”.
Dal punto di vista giuridico, quali strumenti l’Ue ha a disposizione per contrastare l’ingerenza russa nei processi elettorali degli Stati membri?
“Gli Stati membri godono di grande libertà nell’organizzazione delle loro procedure elettorali, che devono essere compatibili con il diritto europeo. In questo quadro si inserisce l’attività puramente tecnica di monitoraggio operata dalla Commissione. Dopodiché l’Unione può adottare sanzioni autonomamente o in ossequio a risoluzioni dell’Onu in base ai trattati europei”.
L’ingerenza russa può essere considerata una forma di violazione del diritto internazionale, e se sì, quale potrebbe essere la risposta giuridica a livello globale?
“A livello globale, nessuna risposta unitaria concreta. A livello europeo, l’Unione e il Consiglio d’Europa sono fondamentali per garantire il rispetto dello stato di diritto. Le istituzioni dell’Ue hanno limitato iniziative pericolose che minavano l’autonomia della magistratura proprio in Romania, ma anche in Polonia e in Ungheria”.