Roma, 22 gennaio 2024 – Virus zombie ‘ibernati’ nel ghiaccio artico e ora liberati, soprattutto grazie al cambiamento climatico, potrebbero rappresentare una nuova minaccia per l’uomo? Alessandro Miani, presidente della Sima – la Società italiana di medicina ambientale –risponde alla domanda con il rigore doveroso dello scienziato: “Siamo ancora in fase di monitoraggio e studio”. E la cosa riguarda prima di tutto le grandi potenze che hanno enormi interessi nell’Artico, a partire dalla Russia di Putin.
Gli studi sui virus ibernati
"Sono stati già scoperti molti virus, erano ibernati da millenni – ricorda il professore- . Gli studi vogliono accertare se possono tornare naturalmente in vita, che tipo di patogenicità hanno e quali sono i rischi”. Un monitoraggio che mira anche a individuare “farmaci che possano proteggere l’uomo da eventuali aggressioni di patogeni a noi sconosciuti”.
Clicca qui se vuoi iscriverti al canale WhatsApp di Qn
L’allarme internazionale
Scoperte e prospettive ormai da anni sono sotto i riflettori dei media internazionali. Il Guardian riporta le riflessioni del genetista Jean-Michel Claverie dell’Università di Aix-Marseille. Che guardando agli interessi economici sulla Siberia, mette in allerta: “Sono in programma enormi operazioni minerarie che creeranno vasti buchi nel permafrost per estrarre petrolio e minerali. Quelle operazioni rilasceranno grandi quantità di agenti patogeni”. Anche i minatori “respireranno i virus”. Conclusione: “Gli effetti potrebbero essere disastrosi”.
Le parole di Alessandro Miani (Sima)
“Il ragionamento resta sempre lo stesso – precisa il professore -. Lo scioglimento dei ghiacci polari artici è sotto monitoraggio stretto e continuo da parte di autorità scientifiche. Che controllano sia il mare sia la terra per verificare la presenza di virus, batteri ma anche microalghe, tutto materiale che poi viene trasportato nei laboratori per ulteriori analisi”. Non solo. “C’è anche l’intenzione di riportare allo stato vitale microrganismi per studiarli meglio. Alcuni virus e batteri, si è saputo poi, erano sconosciuti. Nel caso delle microalghe si è scoperto che possono anche essere utili per produrre farmaci. Ma ripeto, è tutto ancora in fase di studio iniziale”.
Il rischio spillover
Il ragionamento se ne porta dietro un altro, quello del rischio spillover. “La perdita di acqua dolce e l’innalzamento del livello dei mari in tutto il mondo aumenta la vicinanza tra uomo e animale – osserva il presidente Sima -, con il rischio di arrivare a eventuali spillover tra virus sconosciuti che riemergono dai ghiacci e possono arrivare fino a noi. Ma questa, ribadisco, non è una prospettiva immediata”.
Gli effetti sulla fauna selvatica
E come può influire l’aumento del traffico navale sulla rotta artica, dopo che si sono aperti nuovi spazi commerciali, proprio grazie allo scioglimento dei ghiacciai? “Basta anche il moto ondoso in territori prima completamente disabitati – fa notare il presidente Miani -. Questo può incidere nella possibile frattura di calotte ghiacciate galleggianti e di conseguenza può avere conseguenze negative sulla fauna selvatica, riducendo la disponibilità di aree vivibili”.