Roma, 3 dicembre 2024 – Truong My Lan, imprenditrice vietnamita tra le persone più ricche del paese, ha perso l’appello che l’avrebbe salvata dalla condanna a morte, inflitta per aver architettato la più grande frode bancaria del mondo. Ora, la 68enne ha una sola possibilità di salvarsi la vita: restituire il 75% di quanto avrebbe indebitamente sottratto. Se lo farà, la sentenza sarà commutata in ergastolo.
La fronde bancaria più grande del mondo
Secondo la sentenza del tribunale di primo grado che ha giudicato Truong My Lan ad aprile, l’imprenditrice era arrivata a controllare segretamente la Saigon Commercial Bank, il quinto più grande istituto di credito del paese, e tramite essa aveva elargito grossi prestiti ad altre società che controllava o con cui aveva legami, causando ingenti perdite all’istituto finanziario. In questo modo, la donna aveva aggirato la legge nazionale che impedisce a una singola persona di controllare più del 5% di una banca.
Nel corso di 10 anni, tramite la rete di società fittizie, Lan ha ottenuto 44 miliardi di dollari (più di 40 miliardi di euro). Secondo l’accusa dei pubblici ministeri, 12 miliardi derivano da appropriazione indebita, il crimine finanziario più grave per la legge vietnamita, per il quale è prevista la condanna a morte.
Il verdetto
Nella sentenza d’appello, il giudice ha stabilito che le perdite economiche derivate dalle azioni di Lan sono talmente gravi da non poter giustificare alcuna riduzione della pena. Si tratta di una sentenza rara e shoccante per il Vietnam: l’imprenditrice è infatti una delle pochissime donne ad essere state condannate a morte per un crimine finanziario nel Paese.
Lan potrebbe ancora evitare l'esecuzione se restituisse 9 miliardi di dollari, tre quarti dei 12 miliardi di dollari che ha sottratto. I suoi avvocati hanno dichiarato che la donna stava lavorando il più velocemente possibile per trovare il denaro necessario. Ma incassare i suoi beni si è rivelato difficile del previsto.
Quello odierno comunque non è il suo ultimo appello contro la condanna: la 68enne può ancora presentare una petizione al presidente Luong Cuong per ottenere l'amnistia.