Roma, 9 luglio 2024 - In una Francia nel pieno del caos governativo dopo la vittoria della sinistra al ballottaggio e il rebus sull’esecutivo, gli alleati di Macron insistono perché il presidente francese non vada al vertice Nato a Washington, e resti invece all’Eliseo mentre sono in corso i negoziati per la formazione del nuovo governo. E’ quanto riporta il quotidiano francese Le Figaro: il timore espresso dai macronisti è che la sinistra possa cercare di imporre un nome per la guida del governo approfittando anche dell'assenza del presidente: "La gauche troverà un accordo sul nome di un Primo ministro, e occorre organizzarsi: ma se il presidente parte per gli Stati Uniti, da noi non accadrà nulla", ha spiegato un ministro dell'esecutivo uscente.
"Ci sono questioni che possono essere discusse fino al 17 luglio (la vigilia dell'inizio della nuova legislatura, ndr) ma non dopo. Cercare di guadagnare tempo può ostacolare un negoziato globale anche riguardo ai posti chiave dell'Assemblea", ha concluso la stessa fonte.
Macron tuttavia non sembrerebbe disposto a rinunciare al vertice: "Non è nelle condizioni di spirito di non andarci", hanno spiegato fonti dell'entourage dell'Eliseo, sia pure senza smentire formalmente la possibilità di un annullamento del viaggio.
Intanto, il segretario del Partito socialista francese, Olivier Faure, ha dichiarato oggi di essere "pronto ad assumere la carica" di primo ministro, affermando che lo farà solo "in dialogo con i partner" del Nuovo Fronte Popolare (Nfp). "Non può esserci pretesa di egemonia, volontà di imporsi sugli altri, senza alcun dialogo", ha proseguito, assicurando che il Nuovo Fronte Popolare "funzionerà solo a una condizione: che sappia operare per consenso".
La gauche mette in guardia Macron
Quello di non andare a Washington non è l'unico monito a Macron. Le quattro formazioni politiche del Nuovo Fronte Popolare mettono “solennemente” in guardia Macron da “qualsiasi tentativo di deviazione delle istituzioni” con il mantenimento prolungato del premier Gabriel Attal a Matignon. In un comunicato diffuso oggi, l'alleanza della sinistra arrivata in testa alle legislative aggiunge che se Macron “persiste”, sarà “un tradimento dello spirito della nostra costituzione e un colpo di mano democratico al quale ci opporremo con tutte le forze”.
Il vertice tra leader in crisi
La Francia insomma è alle prese con l’incertezza politica. Del resto, in un anno densissimo di appuntamenti elettorali, il
vertice Nato che inizia oggi a Washington, come il G7 in Puglia del mese scorso, rischia di essere condizionato dalle problematiche interne affrontate da molti leader. I maggiori interrogativi riguardano Joe Biden, che, dopo il disastroso confronto tv con Donald Trump, è alle prese con crescenti pressioni perché rinunci a correre per un altro mandato alla Casa Bianca. E le domande sulle condizioni di salute del presidente degli Stati Uniti hanno dominato la conferenza stampa introduttiva del segretario generale dell'Alleanza, Jens Stoltenberg, che venerdì scorso ha evitato di rispondere in modo diretto, ribadendo la sua eccellente relazione di lavoro con Biden. Stoltenberg ha inoltre affermato di non essere troppo preoccupato dalle numerose chiamate alle urne che stanno interessando alcuni membri chiave dell'organizzazione.
Quello a un possibile ritorno del magnate repubblicano alla Casa Bianca, prospettiva che fa paventare un affievolimento dell'impegno atlantico degli Usa, è il riferimento principale ma non l'unico. Sono infatti ancora tutte da chiarire le conseguenze sull'Alleanza del verdetto degli elettori francesi e britannici.
Si tratta di due situazioni, per molti versi, opposte. L'inquilino dell'Eliseo, Emmanuel Macron, si lascia alle spalle un Paese dove, dopo il secondo turno delle legislative concluso domenica, non si intravede una maggioranza chiara. Il suo difficile obiettivo sarà stringere un accordo con quelle componenti del Nuovo Fronte Popolare, uscito vincitore dal voto, sufficientemente affidabili sul piano della politica estera; quindi non la France Insoumise di Jean-Luc Melenchon, che rivendica invece il diritto delle sinistre a governare senza i centristi. Va però ricordato che, nella storia della
Nato, la Francia è sempre stato un elemento dal potenziale destabilizzante e ciò èp stato vero anche con Macron al timone. Dopo l'invasione russa dell'Ucraina, il presidente francese, che non molto tempo prima aveva proclamato la "morte cerebrale" dell'alleanza, ha vestito prima i panni della "colomba" che manteneva un dialogo diretto con il Cremlino, poi quelli del 'falco' pronto a inviare truppe a difesa di Kiev. Sono forti ed esplicite anche le perplessità di Macron sull'estensione all'Indo-Pacifico dell'orizzonte strategico della
Nato. Gli strascichi del no di Parigi all'apertura di un ufficio di rappresentanza a Tokyo saranno sicuramente sensibili a un
vertice al quale sono stato invitati Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e lo stesso Giappone. E il desiderio della Francia di non esacerbare le tensioni con Pechino è condiviso da molti altri membri europei dell'Alleanza, a partire dalla Germania. Un coinvolgimento strutturale della Nato nel contenimento della Cina avrà quindi necessità di contare su un ritorno sulla ribalta internazionale di un Paese negli ultimi anni troppo spesso distratto da problematiche interne: il Regno Unito, ora guidato da Keir Starmer.
L’adesione dell’Ucraina
Al vertice Nato – dove è arrivato anche Zelensky - si discute anche dell’adesione dell’Ucraina e gli alleati – riferisce un funzionario ucraino a Politico – dichiareranno che il percorso del Paese verso l'adesione all'alleanza è “irreversibile”. Nella dichiarazione finale sarà messo nero su bianco la scadenza per l'ingresso di Kiev nella Nato.