Dall’Indonesia allo Sri Lanka, dall’India alla Thailandia e negli altri Paesi affacciati sull’Oceano Indiano ieri è stato un giorno di lutto in ricordo delle oltre 220 mila vittime dello tsunami più letale della storia. Un ricordo ancora vivo di quelle onde alte come grattacieli piombate sulle coste all’improvviso nel 2004 la cui eco rimane nelle ferite e nei drammi non ancora sopiti, tra il dolore per i morti, l’angoscia per i dispersi e i sensi di colpa dei sopravvissuti. E anche rabbia per una macchina di prevenzione delle catastrofi allora carente e tardiva.
A dare il via alle commemorazioni è stata l’Indonesia, al suono di una sirena di prima mattina, alla stessa ora in cui un potentissimo terremoto di magnitudo 9.1 al largo della costa occidentale dell’isola indonesiana di Sumatra generò onde enormi che travolsero anche Sri Lanka, India, Thailandia e altri nove Paesi dell’area, con vittime anche in luoghi lontani come la Somalia. Dopo la tragedia di 20 anni fa, il sistema di allarme anti-tsunami si è aggiornato in maniera particolarmente sensibile.