Martedì 24 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Ustica e strage di Bologna, il documento segreto che porta alla Libia

Nuovi sviluppi sulla pista araba tirata fuori per la prima volta in esclusiva dal Carlino Patto anti-attentati con gli arabi. Ecco la prova dell'accordo segreto di GILBERTO DONDI

Ustica, il relitto del DC9-Itavia (Foto Ansa)

Bologna, 5 maggio 2016 - Continua a riservare clamorose sorprese il lavoro della commissione Moro che ha scoperto il cablo segretissimo scritto da Beirut dal colonnello dei Carabinieri Stefano Giovannone, uomo vicinissimo ad Aldo Moro. Il documento prova l'esistenza del patto fra Italia e arabi rivelato per la prima volta in esclusiva da QN-Carlino alcuni mesi fa. Il cablo, desecretato dal governo Renzi e trovato durante i lavori della Commissione, dimostra uno scenario alternativo che potrebbe essere stato alla base della strage di Bologna, di quella di Ustica e perfino del rapimento Moro.

Altri documenti "segretissimi", visionati dai parlamentari della commissione Moro, supporterebbero infatti la tesi della pista araba per le stragi del Dc9 e della stazione di Bologna. E sarebbe più opportuno parlare di pista libico-araba, dal momento che in quegli anni c'era il colonnello Gheddafi dietro alle più note sigle del terrore: da Abu Nidal a Carlos, fino all'Armata rossa giapponese.

IL PRESSING DEI SENATORI - Ieri, in una interpellanza presentata in vista della celebrazione solenne il 9 maggio a Montecitorio della Giornata della memoria delle vittime delle stragi e del terrorismo, i senatori Giovanardi, Quagliariello, Compagna, Augello, Di Biagio e Gasparri, hanno chiesto al Presidente del Consiglio di rendere pubbliche le carte relative alle stragi di Ustica e della stazione di Bologna. Gli interpellanti hanno ricordato di aver potuto consultare il carteggio dell'epoca tra la nostra Ambasciata a Beirut e i Servizi segreti a Roma, relativo ai drammatici avvenimenti del 1979 e 1980. Il materiale non è più coperto dal segreto di Stato, ma che, essendo stato classificato come segretissimo, rende penalmente perseguibile anche dopo 36 anni la sua divulgazione.