Roma, 2 marzo 2025 – Il faccia a faccia nella Studio Ovale tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il suo vice James David Vance e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha tracciato una linea di demarcazione netta rispetto al futuro delle relazioni internazionali che interessano il processo di pace del conflitto russo-ucraino. Abbiamo analizzato l’accaduto e riflettuto sulle prospettive con l’ambasciatore Michele Valensise, presidente dell’Istituto affari internazionali e già segretario generale della Farnesina.
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Ambasciatore, rispetto al conflitto russo-ucraino, quali gli scenari ipotizzabili alla luce delle posizioni della nuova amministrazione Usa?
“Gli Stati Uniti vogliono chiudere rapidamente la trattativa avviata con la Russia per un cessate il fuoco. La velocità impressa da Washington può portare a un vantaggio negoziale per la Russia e invece, specie dopo le durissime pressioni di Trump su Zelensky di venerdì alla Casa Bianca, a concessioni molto pesanti a carico dell’Ucraina. Anche per questo è necessario associare alla trattativa Kiev e gli europei, che hanno notevolmente sostenuto l’Ucraina. Purtroppo per Kiev e per l’Europa questo auspicio è osteggiato da Washington. Il che rappresenta una difficoltà per molti, ma non per la Russia”.
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Quale atteggiamento possiamo prevedere o dovrebbe tenere il presidente ucraino?
“A seguito dell’incontro con Trump e Vance, Zelensky ha ricevuto una forte solidarietà in Ucraina, anche dai suoi oppositori, e dall’Europa per aver difeso le proprie ragioni con dignità e pazienza. Il presidente ucraino è in una situazione oggettivamente difficile e lo sa, ma continuerà a rivendicare un negoziato equo e a tener fermi alcuni punti essenziali per l’Ucraina. In ogni caso non potrà chiudere del tutto le porte a una soluzione negoziale”.
Si tratta di tensioni che fanno senza dubbio parte delle relazioni internazionali, ma in questo caso arrivano davanti alle telecamere. Tutto ciò ha un significato diplomatico?
“È il superamento, non casuale e senza precedenti, delle forme di dialogo diplomatico alle quali siamo abituati da decenni. Certo, la drammatizzazione e la violenza inaudita del confronto pubblico non favoriscono la ricerca di soluzioni condivise. Ma evidentemente non era quella l’intenzione della Casa Bianca. Trump e Vance hanno dato la netta impressione di voler parlare soprattutto alla loro base elettorale, per mostrarsi coerenti con quanto preannunciato e con l’immagine di forza su cui hanno costruito la loro vittoria a novembre”.
Quale ruolo può avere l’Europa?
“Potrebbe svolgere un ruolo equilibratore e di richiamo del rispetto di alcuni principi fondamentali dell’ordine internazionale. Per farlo però dovrebbe essere coesa e determinata a far valere il suo peso, che non è trascurabile. L’Europa è stata a fianco dell’Ucraina e degli Stati Uniti per tre lunghi anni con un impegno politico, finanziario e militare e ha un interesse diretto alla sicurezza dell’Ucraina, non è possibile ignorarlo”.
Il vertice europeo di oggi a Londra sarà incentrato sulla Difesa europea: esiste la prospettiva di una più solida politica comune?
“La difesa comune europea è un obiettivo necessariamente di lungo periodo, perché presuppone cessioni di sovranità nazionale molto complesse, anche se un giorno non impossibili. Ma già oggi un forte raccordo politico e un più stretto coordinamento operativo in materia di difesa potrebbero costituire, almeno per alcuni Paesi europei, un progresso rilevante in una congiuntura così critica come l’attuale”.
La Casa Bianca terrà il punto rispetto alla posizione adottata anche alla luce dell’ulteriore instabile scenario in Medio Oriente?
“Per quanto possano essere imprevedibili le uscite del presidente Trump, è da immaginare che la nuova amministrazione americana intenda continuare a muoversi sulla linea di censura dell’Ucraina e di apertura alla Russia. Il che non risparmierà nuove tensioni”.
Oggi la pace è ancora raggiungibile in tempi ragionevoli o resta lontana?
“Si potrebbe verificare un’accelerazione di un cessate il fuoco. I tempi sono importanti, ma per una pacificazione equa e stabile lo sono ancora di più le condizioni che dovranno essere negoziate e accettate. Se non sarà giusta, la pace non sarà pace”.