Mercoledì 13 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

L’America e le guerre, l’analista: "Con Trump presidente forte sostegno a Israele. E più pressione sull’Iran"

Alexander Alden: “Le minacce del tycoon servono ad alzare la posta. Il suo ritorno alla Casa Bianca aumenterebbe la competizione con Pechino”

Donald Trump

Donald Trump

Roma, 28 gennaio 2024 – Massimo sostegno ad Israele, massima pressione sull’Iran. Ma su Ucraina e Nato le aspettative di un Trump isolazionista che lascia Kiev e l’Europa a se stesse davanti all’aggressività putiniana potrebbero non essere quelle giuste.  

Così Alexander Alden, senior fellow all’Atlantic Council,  che in precedenza ha lavorato al Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, al Dipartimento di Stato e al Pentagono. 

Trump è destinato a vincere la nomination repubblicana o ci sono ancora speranze per Nikky Haley?

“L’ex presidente Donald Trump e’ di gran lunga il candidato favorito nelle primarie Repubblicane. Lo indicano non solo i sondaggi, ma anche l’entusiasmo dei suoi sostenitori. Però nulla dovrebbe essere dato per scontato e bisogna aspettare il risultato delle primarie repubblicane del Sud Carolina il 24 febbraio. L’ex governatrice di quello stato - Nimarata Haley - deve vincere li per avere un plausibile via libera per il cosìddetto “Super Tuesday”,  il 5 marzo. Purtroppo per lei, ha più soldi che voti. E e oltretutto penso che le sue posizioni, sempre più simili a quelle democratiche, non saranno gradite proprio dagli elettori repubblicani del Sud Carolina”.

Biden sarà il candidato democratico o c'è spazio per una sorpresa? 

“Stranamente, nonostante ci sia un presidente in carica che dovrebbe essere l’incumbent alle presidenziali del 2024, le cose sono molto meno chiare dal lato democratico. Se Biden decidesse all’improvviso di ritirare la sua candidatura, la scelta naturale sarebbe la vice presidente. Però tutti sanno che Kamala Harris è politicamente debole e impopolare”.

E quindi? 

"Lontano dai riflettori  si muove Gavin Newsom che sta viaggiando sempre più fuori dalla California per farsi conoscere a livello nazionale. Lui è un grande talento politico che può reinventarsi da sindaco progressista di San Francisco e governatore della California  a centrista che parla di legge e ordine. Ma rimane una domanda irrisolta: l’ideologia del partito democratico si può permettere di mettere da parte una donna, per di più nera e indiana, a favore di un uomo bianco? Quindi qui spuntano le ipotesi più o meno fantasiose su Michelle Obama, che sebbene siano non del tutto  improbabili sono politicamente implausibili. L’ex first lady non ha mai fatto politica. Una campagna elettorale, a cominciare da un palcoscenico nazionale dove dovrebbe confrontarsi faccia-a-faccia in un dibattito televisivo con Trump, è molto impegnativa. Una sua candidatura non mi sembra una buona idea”.

Che significherebbe, in primis per l’Europa,  una presidenza Trump? La fine dell'appoggio all'Ucraina e il ritiro, o comunque un disimpegno dalla NATO?

“L’ironia della sorte potrebbe essere che Trump riscuota la promessa che gli alleati NATO hanno fatto a Obama al summit del Galles nel 2014: spendere il 2% del PIL nazionale per la difesa, entro il 2024. Siccome questo obiettivo non è stato raggiunto, Trump potrebbe rinfacciare la credibilità della parola data dagli alleati al summit del Galles e la loro mancata adesione al vincolo del Art 3 del trattato fondante della NATO, che nel suo ragionamento condiziona il vincolo del Art 5. Però questo non vuol dire ritiro dalla NATO, anzi! La logica della minaccia d’abbandono fatta da Trump è proprio quella di far alzare la contribuzione promessa degli alleati e far sì che l’alleanza non diventi una struttura insolvente, ma una vera potenza solidale che può confrontare le minacce alla sicurezza collettiva. Ricordiamoci che il primo aiuto letale all’Ucraina - cioè il mandare le armi - e stato fatto proprio dalla amministrazione Trump. L’ex presidente e’ un uomo che crede nella negoziazione, però una negoziazione da una posizione di forza. Se Putin pensasse che una trattativa sulla guerra in Ucraina  potrebbe essere più facile con Trump, si potrebbe sbagliare”.

A proposito di Ucraina, Putin attenderà le elezioni americane per avviare trattative di pace?

“La tentazione di Putin di aspettare a trattare sino a dopo le elezioni americana potrebbe sembrare logica. Ma potrebbe essere un errore di giudizio”.

Circola voce che Biden potrebbe presentare una proposta in estate...

"Ci sono delle tenue indicazioni, dei segnali, che dicono l’amministrazione Biden e gli alleati stiano cercando di trovare una soluzione, diplomatica ma anche giusta, per risolvere la guerra in Ucraina. Il summit NATO a Washington per  75° anniversario dell’Alleanza , appuntamento che sarà sotto i riflettori delle elezione presidenziali americane, potrebbe essere un punto d’arrivo o di una nuova partenza. Chiaramente ogni potenziale soluzione richiede un partner credibile e disponibile con cui trattare. E secondo molti osservatori, Putin non lo è”. 

Una presidenza Trump sarebbe più o meno ostile alla Cina? E confermerebbe il "pivot to Asia"?

“Una nuova presidenza Trump sarebbe altamente concentrata sulla competizione strategica con la Cina, non solo dal punto di vista della difesa dell’Indo-Pacifico ma specialmente nella sfera geoeconomica e tecnologica”.

Cosa deve attendersi il Medio Oriente ? Con Trump il sostegno ad Israele sarebbe ancora totale e l'ostilità all'Iran più dura?

“Una nuova amministrazione Trump aumenterebbe notevolmente il sostegno a Israele e la strategia della massima pressione sarebbe l’approccio verso l’Iran”.