Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Ursula von der Leyen, chi è il nuovo presidente Ue e che poteri ha

Bruxelles, medico prestato alla politica, 61 anni e 7 figli. L'incarico al vertice dell'Unione Europea richiede diplomazia e capacità di mediare

Ursula von der Leyen (Epa Ansa)

Bruxelles, 16 luglio 2019 - La designazione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue accende i riflettori sul profilo di questa donna risoluta, dai modi gentili, che la cancelliera Angela Merkel ha piazzato al vertice delle istituzioni di Bruxelles. Seconda, ma non meno importante, è una considerazione sui compiti, i poteri e l’effettiva capacità di manovra che potrà avere al vertice dell’Unione Europea, in avvicendamento con il lussemburghese Jean-Claude Juncker, che aveva assunto questa carica il 1º novembre 2014. 

BIOGRAFIA - Curriculum impeccabile, Ursula è nata a Bruxelles, figlia di uno dei primi funzionari pubblici europei, a lungo presidente del Land della Bassa Sassonia. Parla correntemente tre lingue: francese, inglese e ovviamente tedesco. L’inizio della sua carriera politica è stato contraddistinto da una coraggiosa proposta di istituire gli Stati Uniti d’Europa, sul modello degli stati federali come la Svizzera, la Germania o gli Usa. Molti commentatori sottolineano i progressi fatti sotto la sua guida nell’integrazione della difesa europea, come la missione Nato nell’Egeo nel 2016 per arginare la crisi dei migranti che invasero Grecia e Turchia. Quando era ministro della Famiglia, tra il 2005 e il 2009, aumentarono i posti negli asili nido e le retribuzioni per i congedi parentali. Due anni fa aveva votato a favore dei matrimoni gay, superando le contrarietà della stessa Merkel. 

GRADIMENTO – Da quando è titolare della Difesa tedesca, nel 2013, la popolarità di Ursula von der Leyen è scesa ai minimi, tanto che oggi risulta penultima nella classifica dello Spiegel sul gradimento dei titolari di dicasteri in Germania. È un dato di fatto che la neoeletta presidente sia riuscita a sopravvivere allo scandalo che ha infangato la reputazione della Difesa tedesca, riconducibile direttamente alla ministra: una commissione parlamentare indaga su accuse di nepotismo in relazione a contratti multimilionari affidati ad appaltatori esterni. Uno di questi appalti era stato affidato alla McKinsey, società di consulenza nella quale lavora anche un figlio della Leyen.

L’INCARICO – La carica di presidente della Commissione, con sede a Bruxelles, è un concentrato di poteri che ruotano attorno alla principale istituzione dell’Unione Europea. Improponibile un confronto con il ruolo dei capi di governo dei singoli stati membri, che sono sempre sotto i riflettori, relativamente liberi di prendere di petto le iniziative, anche se esposti agli alti e bassi dell’opinione pubblica. Il presidente della Commissione ha piuttosto il ruolo di mastino, moderatore, volta per volta cane da guardia e riformatore delle istituzioni europee, compito tutt’altro che facile vista la difficoltà di far funzionare una struttura così complessa, incapace, per definizione, di esprimere una linea di politica estera univoca coerente. In particolare, la presidente dovrà vigilare sull’applicazione dei Trattati e degli atti vincolanti da parte dei governi, spesso in rotta di collisione per motivi politici o per meri interessi economici. Basti pensare alle scintille tra il presidente francese, Macron, e il vicepremier italiano, Salvini, sulla ridistribuzione dei migranti, e le diatribe sulle grandi manovre industriali (vedi lo scontro sull’acquisizione Fincantieri-Stx, o i paletti che l’Eliseo avrebbe posto a Renault all’indomani della proposta di fusione con FCA). Tutte questioni che lasciano intravedere il difficile ruolo di mediazione demandato alla presidenza della Commissione Ue. 

DIPLOMAZIA - Esistono poi altre funzioni che investono il ruolo che Ursula von der Leyen andrà a rivestire nei riguardi delle sovranità nazionali. Ad esempio dovrà affrontare presto la grana della Brexit incompiuta, con tutto quello che ne consegue nei difficili rapporti con il Regno Unito. Verso Est dovrà guardare con attenzione al Gruppo di Visegrad (alleanza politico militare tra Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) e fare i conti con l’asse Parigi–Berlino, sodalizio preponderante, che introduce di fatto una corsia preferenziale tra due leader europei, condizionando tutti gli altri partner.

PREROGATIVE – Ma perché la presidente Ue riesce a esprimere un potere forte nonostante sia costretta a giocare, per così dire, di rimessa? Prima di tutto perché può richiamare quelli che sgarrano impugnando le armi della diplomazia con opportuni deterrenti, procedure d'infrazione e via di questo passo. Dispone del potere d’iniziativa legislativa, partecipa alla formazione degli atti del Consiglio dell’Unione Europea e del Parlamento Europeo, gestisce direttamente i programmi e il bilancio dell’Unione e la rappresenta, fatta eccezione come si diceva prima per i temi della politica estera e della sicurezza, dove i giochi sono molto più articolati. Quindi di fronte alla Russia di Putin, vedi la ferita aperta Ucraina Donbass, toccherà piuttosto alla Nato fare da sentinella. Ma su altre questioni, quali le politiche energetiche ambientali, i rapporti commerciali con Pechino, la via della Seta da un lato, e l'interfaccia con l’America di Trump dall’altro, entra in campo anche il prestigio personale e la capacità di coinvolgimento, che costituisce la reale scommessa che Ursula si gioca attorno al ruolo della presidente della Commissione Ue.

CURRICULUM - Appassionata del sogno di una Europa federale e fedelissima di Angela Merkel, Ursula von der Leyen ha 61 anni, di cui 14 trascorsi ininterrottamente da ministro della Cdu. Medico, di sangue blu (discende da un barone di Brema diventato ricco commerciando con la Russia alla fine dell’Ottocento) è madre di sette figli nati in dodici anni dal matrimonio con un altro medico divenuto poi imprenditore. Decisamente europea, visto che è nata a Ixelles ed è cresciuta nella capitale dell’Europa, dove ha vissuto fino ai 13 anni, da studentessa a Londra dovette adottare un nome falso: era in una lista di obiettivi di una organizzazione terroristica tedesca al tempo degli anni di piombo.