Martedì 12 Novembre 2024
ALEX LUNG
Esteri

Perché gli studenti americani protestano nelle università

A far scattare gli attivisti è stato il recente stanziamento di 26 miliardi di dollari a Tel Aviv da parte del Congresso

Washington, 3 maggio 2024 - Da diversi giorni gli occhi del mondo sono puntati sulle università degli Stati Uniti, al centro di pesanti proteste guidate dagli studenti pro-palestinesi, spesso contrapposti a coloro che esprimono invece posizioni più vicine alle istanze di Israele. Uno scenario raro, che riporta alla memoria le manifestazioni contro la guerra in Vietnam negli anni Sessanta. Ma per quale motivo molti studenti statunitensi si stanno mobilitando proprio ora, anche considerando che il conflitto tra Israele ed Hamas è cominciato quasi 7 mesi fa?

Approfondisci:

Parigi, la polizia sgombera di nuovo Sciences Po: i pro-Palestina portati via uno a uno. Rabbia e tensioni

Parigi, la polizia sgombera di nuovo Sciences Po: i pro-Palestina portati via uno a uno. Rabbia e tensioni

Manifestazione pro-Palestina al City College Of New York (Ansa)
Manifestazione pro-Palestina al City College Of New York (Ansa)
Il 24 aprile, il Congresso ha approvato lo stanziamento di 26 miliardi di dollari a Tel Aviv, che secondo il ministro degli esteri israeliano Katz "dimostrano gli stretti legami e la partnership strategica tra Israele e gli Stati Uniti e invia un forte messaggio ai nostri nemici". La chiara presa di posizione, voluta da esponenti sia democratici che repubblicani, ha incontrato però lo sdegno di quella parte del Partito Democratico più radicale e filo-palestinese. Il presidente Biden si trova quindi in una morsa, che non gli ha permesso di criticare le proteste negli atenei: "Condanno le proteste antisemite, ma condanno anche coloro che non capiscono cosa sta succedendo ai palestinesi", ha affermato.
Nel pratico, gli studenti stanno protestando anche contro quello che definiscono un vero e proprio genocidio a Gaza, dove dal 7 ottobre hanno perso la vita quasi 35mila persone. Richiedono inoltre che le proprie università smettano di collaborare con società legate alla produzione di armi o a Israele. È il caso, ad esempio, della Columbia University, che secondo quanto riportato dal New York Times detiene quote di Google, che mantiene stretti contatti con il governo israeliano. Negli anni Ottanta una protesta analoga ha avuto successo: dopo settimane di sit-in da parte degli studenti, la Columbia ha venduto le azioni che possedeva di Coca Cola, Ford Motor e Mobil Oil - per un totale di 39 milioni di dollari; si trattava di aziende con legami con il regime fautore dell'apartheid in Sud Africa.
Come richiesto anche dagli universitari che sono scesi in piazza in Italia, viene richiesta la fine degli accordi di scambio accademico e culturale con gli atenei israeliani.
Va infine fatto presente che tali proteste hanno avuto inizio già nei primissimi giorni dell'invasione della Striscia di Gaza da parte di Israele. Un'altra delle ragioni per cui si sono acutizzate in questo momento sta nell'imminente fine dell'anno accademico e nella sempre maggiore attenzione data alle elezioni presidenziali di novembre, nelle quali la questione palestinese sarà molto probabilmente una delle questioni principali dell'agenda di entrambi i candidati.
Se vuoi iscriverti al canale WhatsApp di Qn clicca qui