Lunedì 17 Marzo 2025
CLAUDIA MARIN
Esteri

L’ex premier belga: “All’Ue serve una difesa comune, l’Ucraina entri subito nell’Ue”

Verhofstadt promuove a metà la proposta von der Leyen: primo passo, ma nei prossimi anni servirà altro "Il problema non sono i soldi, ma gli sprechi: abbiamo 130 sistemi d’arma contro i 25 americani"

Guy Verhofstadt

Guy Verhofstadt

Roma, 17 marzo 2025 – Quale è la sua valutazione del piano von der Leyen per il riarmo europeo?

“Si tratta di un passo necessario, ma non è ciò di cui l’Europa avrà realmente bisogno nei prossimi anni”, è secca e immediata la risposta di Guy Verhofstadt, a lungo premier belga, impegnato da decenni sulla frontiera della proposta federalista per il Vecchio Continente, come fondatore del Gruppo Spinelli e presidente del Movimento europeo internazionale.

Di che cosa avrà bisogno, invece, l’Europa in prospettiva?

“Serve e servirà una vera Unione europea della difesa, una vera comunità europea della difesa, per rendere l’Europa sicura sia nei confronti di Putin che di Trump”.

È questo orizzonte che manca nel Piano ReArm Eu?

“Il punto è che l’Unione europea della difesa non riguarda solo il fatto di dover avere a disposizione più soldi, fondi nazionali in realtà, e di dover cambiare le regole del Patto di Stabilità. Perché, in sostanza, la proposta di von der Leyen prevede la possibilità per i Paesi di ottenere prestiti agevolati dall’Europa, garantiti dal bilancio europeo, e di modificare le regole del Patto di stabilità. Costituire una comunità europea della difesa, invece, significa creare un esercito europeo, un centro di comando europeo e un sistema di approvvigionamento comune per l’acquisto di armi, mezzi e equipaggiamenti militari. E tutto questo non si ottiene semplicemente con più fondi per i singoli Stati”.

Ritiene che sia realistico per l’Europa arrivare a una difesa comune in futuro?

“Sì perché è l’unica vera soluzione. Intendiamoci. L’Europa ha un bisogno urgente di finanziare le autorità nazionali per il riarmo, ma l’obiettivo deve essere la comunità europea della difesa che molto più necessaria”.

Perché è necessario procedere in quella direzione?

“Partiamo da qualche dato, per capirci. Abbiamo il numero più alto di soldati al mondo. Spendiamo 330 miliardi, il 33% delle spese militari degli Stati Uniti. Con il Regno Unito, arriviamo a quasi 350 miliardi, ovvero tra il 35 e il 40% di quanto spendono gli americani. È tre volte di più di quanto spende la Russia. Non basta. Eppure, siamo in grado di condurre solo il 10% delle operazioni dell’esercito americano. Senza contare che un altro problema è che compriamo più del 60% degli equipaggiamenti dagli Stati Uniti, il 15% da fuori Europa e solo meno del 20% all’interno dell’Ue”.

Qual è il problema?

“Qual è il problema? Il problema è che facciamo le stesse cose 27 volte, con uno spreco enorme di risorse ed equipaggiamenti. Abbiamo 130 sistemi d’arma in Europa. L’esercito americano ne ha 25, i cinesi 25, i russi circa 30. Quindi, tutti parlano di più soldi, più soldi, più soldi. Non sono contrario al finanziamento europeo per la difesa, ma il vero problema non è questo. Il vero problema - insisto - è che non esiste una comunità europea della difesa e che ogni Paese fa per conto suo. Non a caso nel 2001 io con Chirac e Schröder avevo proposto la creazione di un quartier generale comune di comando, proposta che è stata bloccata dagli inglesi dopo la guerra in Iraq”.

Si obietta, però, che i piani di riarmo, comunque organizzati, favoriscano più la guerra che la pace.

“Non è vero. Il fatto di avere un esercito comune non significa voler fare la guerra. Serve per prevenire una guerra. Nessuno in Europa proporrà mai di usare una comunità europea della difesa per attaccare altri Paesi. L’unico motivo per cui è necessaria è per difendere, ad esempio, i Paesi Baltici, la Polonia e altri territori europei”.

Anche l’Ucraina dovrebbe entrare nell’Unione europea e, dunque, nella difesa comune?

“Bisognerebbe includere rapidamente l’Ucraina nell’Ue, soprattutto in ragione delle incertezze legate all’adesione alla Nato in seguito alla posizione di Trump. Nei trattati europei esiste ugualmente una clausola di solidarietà: quindi un’Ucraina parte dell’Ue rafforzerebbe davvero la difesa europea”.

Un’ultima nota: come valuta le mosse del governo italiano in questo contesto?

“Non ho critiche da fare a Meloni. Salvini è un’altra storia, ma sono nello stesso governo. Un giorno potrebbe prevalere la linea di Salvini e sarebbe un errore storico per l’Italia”.