"L’Italia sarà sempre impegnata nel consolidare il dialogo tra Stati Uniti ed Europa, quale pilastro essenziale per la stabilità e la crescita delle nostre comunità". Giorgia Meloni, a Washington per l’Inauguration Day, fa i propri "auguri di buon lavoro al presidente Donald Trump per l’inizio del suo nuovo mandato alla guida degli Stati Uniti. Sono certa – scrive su X – che l’amicizia tra le nostre Nazioni e i valori che ci uniscono continueranno a rafforzare la collaborazione tra Italia e Usa, affrontando insieme le sfide globali e costruendo un futuro di prosperità e sicurezza per i nostri popoli".
Unica leader europea in platea, la presidente del Consiglio partecipa alla messa a St. John al seguito del presidente e poi prende posizione nella fila esterna della Rotonda alle spalle del podio, quello dedicato ai predecessori alla Casa Bianca e ai capi di Stato e di governo ospiti. La nuova missione lampo vuole tenere aperto un costante canale di dialogo. Il 9 dicembre la prima chiacchierata informale a Parigi alla presenza di Elon Musk; il 4 gennaio il blitz a Mar-a-Lago (in piena crisi con l’Iran per la detenzione di Cecilia Sala); infine ieri la partecipazione al solenne passaggio di consegne della democrazia americana. Sotto la statua di Abraham Lincoln e accanto al presidente argentino Javier Milei, poco distante dal vicepresidente cinese Han Zheng e dal presidente della Fifa Gianni Infantino, la premier assiste allo show di Trump. Lo applaude, quando dichiara l’intenzione di essere "un pacificatore e un unificatore". Resta imperturbabile, quando ascolta l’attesa promessa di dazi al resto del mondo. "Io penso che sia molto importante per una nazione come l’Italia, che ha rapporti estremamente solidi con Stati Uniti, dare una testimonianza della volontà di continuare – e semmai rafforzare – quella relazione in un tempo in cui le sfide sono globali e interconnesse", è del resto "il senso della missione" (anticipato prima della cerimonia).
Meloni intende ritagliarsi un ruolo di primo piano. Secondo Le Monde, ha due opzioni: approfittare del suo accesso a Washington e Mar-a-Lago, "per difendere gli interessi europei e svolgere un ruolo motrice sul continente, nel momento di debolezza di Francia e Germania", oppure "coltivare solo le relazioni bilaterali di Roma e Washington e fare dell’Italia la testa di ponte, nell’Europa occidentale, di una internazionale reazionaria e nazionalista di cui il suo ‘amico’ Musk, da Londra a Berlino, è diventato ’onnipresente padrino’". "Le evidenti convergenze ideologiche fra Meloni e il tandem Musk-Trump tendono a far prendere posizione per il momento per la seconda ipotesi", scommette il quotidiano francese più influente. Ian Bremmer del think tank Eurasia, a Davos per il World Economic Forum, non la pensa così e attribuisce anzi alla premier "un ruolo importante" nella capacità dei Paesi europei "di restare uniti".
Prima di imbarcarsi per Washington, la presidente del Consiglio sente al telefono la commissaria Ue Ursula von der Leyen. Messaggi per Trump? "No", fanno sapere le fonti della Commissione. "Ora che Trump ha lanciato il guanto all’Europa, parlando di dazi, noi dobbiamo lavorare col Pd perché ci sia un’Europa forte. Chi pensa di poter fare a meno dell’Europa facendo a gara per sedersi in prima fila alla cerimonia di insediamento di Trump, sta facendo un torto all’Europa e sta segando il ramo su cui è seduto", accusa Dario Nardella, europarlamentare dem. E Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi, si domanda "quale messaggio l’Italia voglia inviare al mondo. Al contrario, sarebbe fondamentale rafforzare i legami con i partner europei per affrontare le grandi sfide globali: il cambiamento climatico, la crisi energetica e i diritti umani". Per Carlo Calenda (Azione), la premier "proverà a proporsi come la vassalla di Trump in Europa, sperando che magari non metta i dazi sul Parmigiano Reggiano, non capendo che, se cade l’Europa, cade l’Italia".
"Non è l’Italia a essere in prima fila, è Giorgia Meloni che ha portato l’Italia in prima fila", osserva il ministro della Difesa Guido Crosetto, sicuro che sull’aumento delle spese militari "Trump non farà sconti" e il cambio di paradigma allineerà i Paesi Nato: "Noi siamo pronti", annuncia. "È corretto rispondere a un invito, saranno i fatti poi a dirci come si svilupperà questa relazione e la relazione tra Stati Uniti ed Europa – contestualizza Lorenzo Guerini, deputato Pd (ed ex ministro della Difesa) –. Vedremo se ci sarà la ridiscussione di alcuni elementi sulla base di un lavoro condiviso e reciprocamente responsabile o se la prospettiva sarà giocata su un confronto più aspro".