Bologna, 24 dicembre 2023 – Il Natale in gran parte dell’Ucraina resta solo sul calendario. Quello gregoriano che, per la prima volta dal 1917, porterà quest’anno l’ex repubblica sovietica a festeggiare la Natività il 25 dicembre e non più il 7 gennaio, come prescritto dal lunario giuliano in vigore nell’odiata Mosca. Ma la svolta ’occidentale’ non incrementa di certo le poche ore a disposizione degli ucraini per tentare di respirare un po’ di aria di festa.
Anche a Natale la realtà quotidiana è pervasa dallo stridore delle sirene degli allarmi antiaerei che si porta dietro il terrore di nuovi raid, con il loro carico di esplosioni, incendi, di giorno come di notte.
A Donetsk, dove i tank russi stazionano per le strade ucraine, a Odessa, dove, se bar e negozi sono aperti, qua e là si abbozzano festoni multicolori e i lavori di restauro della cattedrale della Trasfigurazione, sfregiata a giugno dalle bombe, proseguono con buona volontà, è però l’esercito di Kiev a raffreddare gli animi. Nonostante non sia sulla prima linea di fuoco, "la regione resta uno degli obiettivi prioritari del nemico – è il monito del comando operativo sud ucraino –, per questo i residenti non dovrebbero trascurare le norme di sicurezza".
Timore e tremore in questo secondo Natale di guerra, forse ancora più cupo del precedente, ad ascoltare il vescovo cattolico di rito latino della perla del mar Nero, Stanislav Shyrokoradiuk: "Il mondo si è stancato di aiutarci, gli aiuti umanitari sono calati di molto, anche se qui orfani, vedove e feriti aumentano invece di diminuire".
Eccellenza, due anni di guerra sono troppi per tutti...
"Noi capiamo l’Occidente, questo deve essere chiaro. Il conflitto sta andando avanti da troppi mesi e ancora non se ne vede la fine".
La guerra in Terrasanta ha scalzato dalle prime pagine quella ad est, ma i raid russi non sono cessati. Come è la situazione?
"I bombardamenti aerei si sono intensificati negli ultimi giorni. Anche la capitale è tornata nel mirino. Ora Mosca non attacca solo con i bombardieri, utilizza pure i droni. Quando abbiamo qualche giorno tranquillo, è vera gioia. Per fortuna, grazie all’Europa e agli Usa, riusciamo a fronteggiare meglio le incursioni".
Come vi state preparando al Natale?
"Con la speranza che le ostilità finiscano presto. Preghiamo per i soldati che ci difendono, gli orfani e le vedove".
Pregherete per la pace?
"Questa preghiera è già compresa nella messa, fonte e culmine di tutta la fede cristiana".
Come si può arrivare a far tacere le armi, non pensa sia giunto il momento di trattare?
"Il nostro è un conflitto che non è iniziato lo scorso anno, va avanti dal 2014, anche se il mondo non ha voluto vederlo. Non c’è altra via d’uscita se non quella di combattere per la nostra libertà. A Putin il Donbass e la Crimea non bastano. Dopo l’Ucraina si prenderà l’Europa. E noi non vogliamo essere le vittime sacrificali della restaurazione sovietica".
Che cosa ne pensa della missione del cardinale Zuppi, su incarico del Papa, per favorire tra l’altro un negoziato fra Mosca e Kiev?
"La Santa Sede, al pari dell’Europa, è stata ingenua nel pensare di poter convincere Putin a sedersi al tavolo delle trattative. Nonostante tutto, abbiamo pregato per il successo dell’iniziativa che ad oggi non è andata a buon fine".
Considera ancora ambigua la posizione del Papa verso Mosca?
"Lui non è un politico e non necessariamente deve piacere a tutti. Può anche sbagliare nelle sue opinioni e quanto ha detto sulla Russia, Caterina II e Pietro I non ha trovato d’accordo noi vescovi ucraini, perché è sbagliato. Francesco, però, ha l’autorità e la libertà per poter esprimere il suo pensiero".