È il premier più longevo della storia di Israele. Benjamin Netanyahu, detto “Bibi”, ha strappato il record a David Ben Gurion, uno dei padri dello Stato ebraico. Ed è stato anche il più giovane primo ministro. È nato a Tel Aviv il 21 ottobre del 1949 e ha combattuto nella guerra dello Yom Kippur del 1973. Adesso è sotto scacco. Byniamin Gantz, l’ex capo di Stato maggiore e leader centrista che si è unito al governo di unità nazionale in carica, ha concesso alla televisione “Canale 12” un’intervista nella quale ha delineato per la Striscia di Gaza un futuro diverso da quello ipotizzato da Netanyahu. "Gaza – è la sua previsione – non sarà cancellata – ma noi faremo in modo che da là non provengano più minacce".
Di lui si dice che potrebbe essere il nuovo premier al posto di “Bibi”, quando in Israele arriverà il momento della resa dei conti interna. Fra i critici più recenti c’è anche un alleato di Netanyahu. È il capo del Consiglio per la sicurezza nazionale Yaakov Amidror che in un’intervista radiofonica ha dichiarato: "Penso che, una volta concluse tutte le inchieste e le indagini su ciò che è accaduto qui e sugli errori commessi prima del 7 ottobre, sarebbe opportuno indire un’elezione e lasciare che sia il popolo a decidere cosa vuole dopo che sarà chiaro chi è responsabile di cosa". Yigal Carmon, già consigliere antiterrorismo di Shamir e di Rabin, ha raccontato di aver avvertito inutilmente del pericolo di Hamas. Netanyahu, ha detto in un’intervista, pensava di aver "comprato" la tranquillità permettendo che i soldi del Qatar arrivassero ai i vertici del Movimento di Resistenza Islamica.
Una delle accuse a Netanyahu sarà anche di essere stato troppo remissivo nei confronti dei suoi alleati di estrema destra. Il ministro per la Sicurezza Itamar Ben Gvir è arrivato a promettere la consegna gratuita di diecimila fucili dopo che aveva ampliato i criteri per ricevere un porto d’armi. Poi ci sono altri due fronti: gli alleati internazionali, Stati Uniti in primis, non sono proprio felici per l’approccio radicale alla guerra di Gaza tenuto fino ad ora dal primo ministro israeliano; e i parenti degli ostaggi, che protestano da giorni contro il governo "perché – dicono – non fa nulla per la liberazione". Il fortino di Bibi, è sempre più sotto assedio.