Roma, 25 giugno 2024 – I leader dell’Ue che stanno negoziando i cosiddetti “top jobs” avrebbero trovato un’intesa “stabile” sulle nomine di Ursula von der Leyen – il suo sarà il secondo mandato in Commissione europea –, dell’ex premier portoghese Antonio Costa al Consiglio europeo e della premier estone Kaja Kallas come Alto rappresentante Ue. E’ quanto emerso dall’accordo tra Ppe, socialisti e liberali, secondo quanto riportato da fonti diplomatiche a margine del Consiglio Affari Generali in Lussemburgo “non ci sono altri nomi” all’orizzonte.
Critico il premier ungherese Viktor Orban che inveisce su X: "L'accordo va contro tutto ciò su cui si fonda l'Ue. Invece dell'inclusione, si semina la divisione. Gli alti funzionari dell'Ue dovrebbero rappresentare tutti gli Stati membri, non solo la sinistra e i liberali".
L’accordo arriva a quasi 48 ore dall’inizio del vertice dei leader europei che si terrà tra giovedì 27 e venerdì 28 giugno a Bruxelles e che sarà decisivo per la nomina delle istituzioni che guideranno l’Ue per i prossimi cinque anni in un quadro geopolitico sempre più complesso.
"Aspettiamo fino a giovedì per vedere se il Consiglio ratificherà questo accordo. Per noi è
importante insistere sul fatto che lo sosteniamo, ma sottolineiamo che questo accordo non è un assegno in bianco, negozieremo sulle nostre priorità", ha chiarito la capogruppo socialista Iratxe Garcia Perez parlando alla stampa dopo la sua rielezione a capogruppo dei Socialisti Ue.
Per essere nominata Von der Leyen necessita di una maggioranza qualificata rafforzata dai leader Ue e che rappresenti almeno 20 Paesi membri e il 65% della popolazione europea. Con l’appoggio di Ppe, socialisti e liberali, Ursula dovrebbe contare su 400 voti nell’Eurocamera su 720 deputati. Tuttavia, per mettersi ai ripari da franchi tiratori dovrebbe far convogliare altre forze politiche. Ecco che l’Italia potrebbe avere un peso rilevate sull’ago della bilancia. Ultime indiscrezioni riportano che la presidente della Commissione in pectore negozierà direttamente con Giorgia Meloni per la futura maggioranza Ue. Ma non in quanto leader dei conservatori, ma in qualità di premier italiana per decidere quale sarà il portafoglio riservato all’Italia nella prossima Commissione europea. Del resto, Meloni il suo veto metaforico lo ha posto da tempo ‘l’Italia deve contare di più in Europa’.