Martedì 25 Marzo 2025
PIERFRANCESCO DE ROBERTIS
Esteri

L’ex ambasciatore Serra: “L’Ue sia ferma e unita contro Putin”

Il diplomatico sul parallelo con il 1938: se le democrazie arretrano, le dittature diventano aggressive

L’ex ambasciatore Serra: “L’Ue sia ferma e unita contro Putin”

Roma, 25 marzo 2025 – Maurizio Serra, lei è stato ambasciatore, è uno dei 40 membri dell’Académie française ma è anche storico e ha appena scritto un interessantissimo saggio sulla Conferenza di Monaco, Scacco alla pace (Neri Pozza). Quando si parla di pace giusta per l’Ucraina spesso Monaco torna in ballo. Vede analogie?

“Dobbiamo fare una premessa: la situazione di Monaco è congelata, quella relativa all’Ucraina è fluida con cambiamenti continui”.

Fatta la premessa?

“Diciamo che quando le democrazie tendono ad arretrare o tervigersare, l’aggressività delle dittature aumenta, secondo un antico adagio per il quale la forza di uno si tocca con la debolezza degli altri”.

Quindi come dovrebbero rispondere?

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Attacco missilistico russo su una zona residenziale a Sumy, in Ucraina

“Con fermezza e con unità. Da soli non si va da nessuna parte”.

Putin è il nuovo Hitler?

“A Monaco emerse che Hitler aveva un chiaro programma di conquista dell’Europa, anche se i dirigenti di allora colpevolmente non lo ammisero. Di Putin non sappiamo. C’è l’obiettivo di ricrearsi uno spazio di sicurezza modello ex sovietico o vuole andare oltre? Non è chiaro”.

A Monaco i leader delle democrazie restarono schiacciati sotto il peso delle rispettive opinioni pubbliche.

“Solo i grandi leader hanno una statura tale da imporsi su opinioni pubbliche che in definitiva li eleggono o li mandano a casa”.

E non ci furono grandi leader?

“L’inglese Chamberlain, tanto bistrattato, ai tempi di Monaco aveva un gradimento uguale a quello di Wellington che aveva sconfitto Napoleone. L’opinione pubblica occidentale nel ’38 non era pronta alla guerra”.

Quando un’opinione pubblica accetta l’idea della guerra?

“Solo quando vede il pericolo vicino. Nel ’38 la Cecoslovacchia agli inglesi e ai francesi appariva così lontana. Quando toccò alla Polonia già meno. Cambiò tutto quando ci si rese conto che Hitler aveva piani di invasione di tutta l’Europa occidentale”.

L’opinione pubblica è di per sé pacifista?

“In democrazia mi stupirei se fosse il contrario. Basta però intendersi sulle parole: nella nostra costituzione c’è scritto che l’Italia ripudia la guerra, però siamo nella Nato che non ripudia la guerra...”

Siamo alle premesse, forse, di una trattativa. Come giudica l’operato di Trump?

“Trump è un giocatore d’azzardo, almeno così appare. Ma mi pare che negli ultimi giorni sia più cauto, i toni sono cambiati. Non parla più del suo piano di pace, la telefonata con Putin non si è conclusa con un comunicato congiunto, il che vuol dire che non è andata benissimo. Forse inizia ad avere difficoltà in patria”.

I democratici Usa che fine hanno fatto?

“Sono sotto scacco, e ci resteranno per un po’”.

Ambasciatore, lei conosce molto bene la Francia. Come si è mosso Macron?

“Ha voluto assumere un ruolo da protagonista, ma mi pare che sia arrivato a poco. L’immagine di lui da Putin con quel lungo tavolo in mezzo avrebbe dovuto fargli capire che da solo non va da nessuna parte”.

La novità dell’ultimo periodo è la nuova Germania, che ha cambiato postura.

“Ci sono motivi di ordine interno. Pensiamo all’affermazione dell’estrema destra”.

Ma il riarmo tedesco è una buona notizia per l’Europa? C’è chi ricorda, a proposito di Monaco, che quando i tedeschi si sono riarmati prima o poi hanno combinato pasticci.

“Guardi, io non credo. D’altra parte non si può pretendere che il Paese europeo più importante non abbia un ruolo di primo piano”.

L’Italia in questa crisi come si sta muovendo?

“Non mi pare male. Siamo prudenti sull’invio di una forza di pace e cerchiamo di non restare isolati”.