Le sessioni inaugurali della decima legislatura stanno mettendo in scena il copione atteso. Lo schema rimane sostanzialmente quello della nona, con pochi assestamenti. Ad esclusione degli euroscettici filorussi ora divisi tra Sovranisti e Patrioti, tutti i gruppi hanno partecipato alla nomina degli organi parlamentari e hanno contribuito alla conferma di Roberta Metsola. Salvo uno choc poco plausibile, la maggioranza che voterà la riconferma di von der Leyen includerà anche parte dei Verdi e dei Conservatori. Perché entrambi sanno che le ambiguità di Ursula nei loro rispettivi confronti sono l’inevitabile artificio che li tiene dentro il gioco. Il baricentro è costituito dal PPE. L’area dentro cui si prendono le decisioni chiave è formata come sempre da Popolari, S&D, Liberali.
Una sola sequenza di votazioni ha quindi avuto un senso politico di rilievo: quella di ieri mattina sulla risoluzione proposta da Verdi, S&D, RE, PPE, ECR (la nuova maggioranza Ursula) riguardo alla "necessità di un sostegno continuativo dell’UE all’Ucraina". Una sorta di giuramento collettivo, in un momento in cui gli Stati Uniti potrebbero defezionare, che l’Ue non lascerà l’Ucraina nelle mani di Putin. Anche un test della lealtà dei vari gruppi rispetto a questa causa essenziale per la sicurezza comune, la tutela della sovranità nazionale e la difesa della libertà dei popoli in Europa.
Ma pure su questo le divisioni non sono mancate. Il passaggio meno scontato e quindi più rilevante era quello in cui si dice che l’Ue "sostiene con forza la rimozione delle restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari in territorio russo". Su questo punto il centrodestra italiano si è diviso in tre: FI favorevole, FdI astenuta, Lega contraria. Mentre il PD schleiniano, con due eccezioni, ha votato contro, in contrasto con la quasi totalità del gruppo S&D, in linea con Patrioti e Sovranisti.