Roma, 23 aprile 2024 – Non è un esercito, ma nell’Unione Europea il presidente russo, Vladimir Putin può contare su una cordata di partiti che, nella migliore ipotesi guardano al numero uno del Cremlino con simpatia, nella peggiore sono dei proxy che lavorano per far pesare sempre di più l’influenza russa nel Vecchio Continente e soprattutto nel club di Bruxelles.
Il problema è ben presente alla Commissione Europea, che nelle scorse settimane ha lanciato un avvertimento molto chiaro sulle possibili ombre russe sul voto. In Italia, almeno ufficialmente, i partiti che in passato avevano avuto relazioni con la Russia hanno preso le distanze da Mosca, anche quelli fino a poco tempo fa vicini al partito di Putin, come la Lega che ha specificato di non considerare più valido l’accordo politico.
A ogni latitudine, a destra come a sinistra, Mosca può contare su un partito amico. Tra i più vicini Fidesz del premier ungherese Victor Orban, che nei giorni scorsi ha accusato i Paesi dell’Ue di voler portare presto soldati in Ucraina. Un pacifismo a senso unico che quando si tratta di votare gli aiuti per Kiev si traduce in un no netto.
In Spagna c’è Podemos, partito di sinistra che fa parte della galassia del governo. Il suo fondatore, Pablo Iglesias, ha imputato alla Ue una "doppia morale" nei confronti della Russia. In Bulgaria c’è Ataka, formazione politica che sostiene la necessità di riconoscere la Crimea come Russia. L’attuale presidente della Repubblica, Rumen Radev, è notoriamente conservatore, fan di Donald Trump, favorevole all’abolizione delle sanzioni a Mosca. In Olanda c’è Dutch Freedom Party (Partito della Libertà), guidato dal leader populista xenofobo, Geert Wilders. Wilders ha difeso la Russia anche davanti alla strage dell’aereo della Malaysia Airlines, abbattuto in Ucraina dell’Est nel 2014, probabilmente dai ribelli armati da Mosca, facendo 298 vittime, di cui 193 olandesi. In Austria, lo zar può contare su ben due realtà politiche: Alleanza, la formazione di destra e nazionalista per il futuro dell’Austria (Bzo) e Partito della libertà (Fpo), di estrema destra. Quest’ultimo alle ultime elezioni ha registrato un vistoso aumento dei consensi. Insomma, le formazioni che appoggiano Putin spesso non sono secondarie.
A parte Podemos, che segue una retorica vetero comunista completamente fuori dal tempo, quasi tutti i partiti che guardano con simpatia alla Russia sono accomunati da un astio verso le politiche di Bruxelles, considerate troppo accentratrici, sui migranti e le minoranze musulmane. I due Paesi sotto la lente sono la Germania e la Francia. Alternative für Deutschland è una formazione politica di estrema destra che negli ultimi anni è cresciuta progressivamente. La sua leader, Alice Weidel, ha definito la Brexit come "un modello per la Germania". Una presenza, quella di Afd, che preoccupa le altre forze in parlamento. Secondo il ministro dell’Economia, Robert Habeck, la formazione "vuole trasformare la Germania in un Paese come la Russia".
In Francia c‘è il Rassemblement National di Marine Le Pen, che, per quanto dopo le elezioni dello scorso 17 marzo abbia detto che "la Russia non è una democrazia", continua a coltivare rapporti con il Cremlino. Anche fuori dai confini Ue, Putin può stare tranquillo.
In Moldavia, i partiti su cui Putin può contare sono diversi e stanno facendo sentire la loro voce in modo sempre più insistente. I loro dirigenti hanno viaggiato fino a Mosca per creare un nuovo blocco politico antieuropeo volto a far deragliare la prevista adesione di Chisinau all’Ue. Il blocco appena costituito, chiamato "Vittoria", un nome drammaticamente mutuato dall’operazione militare speciale in Ucraina, si è incontrato con il politico e oligarca moldavo Ilan Shor. L’obiettivo sarebbe stabilire una strategia per sfidare la presidente Maia Sandu e il suo governo filoeuropeo nelle prossime elezioni.