Venerdì 21 Febbraio 2025
ANTONIO DEL PRETE
Esteri

Trump visto da Kiev: “Compatta il nostro popolo, Europa ultima speranza”

Kavetska, consigliera del governo: negoziati tra russi e americani? Siamo delusi. “Due anni fa aspettavamo la vittoria, adesso c’è un’aria molto pesante”

Roma, 21 febbraio 2025 – “Qualche giorno fa ho letto che Donald Trump imputa agli ucraini lo scoppio della guerra. Io ricordo bene quel giorno, il 24 febbraio 2022. Mi ero svegliata di buonumore, avevo pianificato le ore successive. In un attimo quella vita, la mia vita, è stata spazzata via. E il presidente degli Stati Uniti dà la colpa a noi”.

Nataliia Kavetska è incredula, arrabbiata. Disperata. Ha 35 anni, e dopo otto mesi da rifugiata in Italia, ha deciso di tornare a Kiev, dove lavora come consigliera per il Ministero delle Politiche Sociali dell’Ucraina, gestisce progetti a sostegno dei militari e delle loro famiglie.

Le foto esposte nelle strade di Kiev mostrano le vittime della guerra voluta dai russi
Le foto esposte nelle strade di Kiev mostrano le vittime della guerra voluta dai russi

Kavetska, come descriverebbe il suo Paese dopo tre anni di guerra?

“Non è facile rispondere. Non trovo parole per descrivere l’atmosfera pesante che si respira. La mattina ci alziamo provando a vivere le nostre vite, e quando cala il buio tornano gli incubi e i bombardamenti. Anche la scorsa notte (tra mercoledì e giovedì, ndr)”.

Cosa è successo?

“Mio figlio si era già addormentato, quando a un tratto ho sentito un rumore fortissimo. Sono corsa nella sua stanza, ma non sapevo cosa fare. Prenderlo e portarlo nel rifugio? A volte non c’è abbastanza tempo. Non volevo svegliarlo. L’angoscia mi ha immobilizzato. Non riuscivo più a prendere sonno, così mi sono messa a lavorare”.

Cosa le fa più paura in questo momento?

“Ciò che è successo dopo. Erano le due di notte, avevo finito di lavorare al computer e mi sono detta “ora mi metto a dormire”. Mi sono sdraiata, ma i pensieri mi tenevano sveglia e allo stesso tempo inerme. Questo è l’inferno, ma non ci si abitua mai”.

Qual è lo stato d’animo della popolazione?

“Due anni fa aspettavamo la vittoria, ora è difficile sperare. Ieri (mercoledì, ndr) ho fatto una passeggiata in un parco nel centro di Kiev, e ho visto i genitori e le mogli degli uomini che sono stati prigionieri in Russia. C’era un’aria molto pesante, è stato impressionante”.

Come è cambiata la percezione di Zelensky tra gli ucraini dall’inizio della guerra a oggi?

“Forse non tutti i passi fatti dal nostro governo sono stati giusti, ma negli ultimi tempi ho visto più coesione. Persone che prima criticavano il presidente hanno cominciato a difenderlo”.

Per via delle accuse di Trump secondo cui Zelensky è “un dittatore che non si è fatto eleggere”?

“Sì, la gente ha preso molto negativamente queste parole”.

La democrazia ucraina ha bisogno di rafforzarsi con il voto, o in tempo di guerra è meglio mantenere la stabilità?

“Tra le persone che frequento prevale l’idea che con i soldati impegnati al fronte serva un governo capace di garantire l’unità del Paese”.

Crede che i territori attualmente occupati dai russi siano persi?

“Non lo so, ma la mentalità delle persone è già cambiata. Mio figlio è nato nel 2014, anno in cui la Russia si è impadronita della Crimea. Ora ha undici anni, comprende quello che sta accadendo. A Sebastopoli, invece, un bambino della sua età non parla ucraino, non si sente ucraino e non conosce Taras Shevchenko”.

Come ha reagito la gente quando sono iniziate le trattative tra l’amministrazione Trump e Putin?

“Siamo molto delusi, non riusciamo a capire come sia possibile”.

Non sperate che il negoziato possa portare alla pace?

“Noi ucraini pensiamo che l’Europa sia una speranza, forse l’ultima”.

Lei si sente europea?

“Sì”.