Martedì 12 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Ucraina sotto pressione: "L’escalation di Putin? Una dura reazione alle parole di Macron"

De Stefano, docente di storia russa: negoziati senza speranza. "Il presidente francese evocò le truppe, lo zar ha accelerato i raid"

Roma, 26 marzo 2024 – Professoressa Carolina De Stefano – docente di Storia e politica russa alla Luiss e autrice del libro ’Storia del potere in Russia’ –, a che gioco sta giocando Putin?

"È sempre difficile sapere a cosa gioca, come gioca e cosa pensa Putin. In questi giorni vediamo che tutte le cancellerie occidentali sono realmente preoccupate che, più passano i giorni, più il Cremlino stia elaborando una versione sulle dinamiche dell’attentato che potrebbe giustificare un’ulteriore escalation in Ucraina, oltre che una maggiore repressione nel Paese".

Il memoriale di fiori, peluche e biglietti fuori dalla sala concerti Crocus City Hall a Mosca
Il memoriale di fiori, peluche e biglietti fuori dalla sala concerti Crocus City Hall a Mosca

Ma Putin, dopo le presidenziali, aveva bisogno di un attentato per spingere sull’acceleratore in Ucraina o reprimere ancora di più una opposizione ormai ai minimi termini?

"Non ne aveva bisogno. Penso, anzi, che l’attentato sia uno smacco all’immagine del presidente russo, che da sempre si presenta come guardiano della sicurezza nazionale, e che invece ha mostrato di non poterla garantire. Allo stesso tempo Putin è pragmatico e la strage al Crocus potrebbe diventare un elemento in più all’interno di una narrazione già preesistente e tendente a un innalzamento dei toni, evidenti nei giorni scorsi, prima dell’attentato. In altri termini, l’attentato non è un elemento, da solo, per giustificare nuove iniziative in Ucraina, ma un elemento che si aggiunge, forse, a una narrazione. Vedremo presto se e come verrà strumentalizzato".

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Quindi le prospettive di arrivare a una vera trattativa di pace, già assai scure prima, ora potrebbero diventare nere?

"Non c’erano prospettive di negoziato una settimana fa e non ci sono oggi. Io credo che Putin abbia ascoltato con attenzione quanto ha detto Macron, l’ipotesi per ora teorica di inviare truppe occidentali in Ucraina, e che l’escalation nei toni e degli attacchi missilistici di questi giorni debba essere vista anche in quest’ottica".

Condivide che Putin attende le elezioni americane per decidere il da farsi?

"Se vincesse Trump ci potrebbero essere importanti cambiamenti nella politica americana. A me, però, non sembra Putin sia molto attendista. Va dritto per la sua strada, verso i suoi obiettivi, e ha anche un interesse a che la guerra continui ai fini di politica interna, per mantenere il controllo sulla popolazione".

L’attentato può essere occasione per una repressione non più solo contro gli oppositori politici, ma anche contro le minoranze musulmane?

"Una repressione e una stigmatizzazione crescenti delle minoranze etniche è probabile. È un qualcosa che abbiamo già visto in passato, tra le reazioni negli anni del putinismo a ogni attacco terroristico di matrice islamista".

La repressione potrebbe mobilitare questa minoranza?

"Bisognerà vedere come evolverà il conflitto in Ucraina, l’andamento dell’economia, se ci saranno tensioni tra russi e non russi. La dimensione etnica è spesso sottovalutata. Nel momento il cui il centro politico si indebolisce allora le minoranze non russe, non solo musulmane, potrebbero manifestare uno scontento. Non credo che sia una cosa dell’oggi, ma è uno degli elementi da seguire, in prospettiva".