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Gli 007 di Kiev: lunedì l’annuncio. Trump e Musk attaccano Zelensky. .
Lunedì 24 febbraio gli occhi del mondo saranno posati su Kiev, dove Volodymyr Zelensky accoglierà vertici Ue e rappresentanti di governo (stavolta non Giorgia Meloni) schierati con l’Ucraina nel terzo anniversario dell’invasione russa. Ma è a Mosca, ad appena 756 chilometri in linea d’aria, che potrebbe andare in scena il copione più marziale e sgradito: l’annuncio unilaterale della vittoria recitato da Vladimir Putin. Lo temono i servizi segreti ucraini i cui sospetti finiscono sulle pagine della tedesca Bild. Vero o falso? Impossibile saperlo. Ma verosimile sì, e quindi spendibile in un cortocircuito mediatico in cui gli stessi allarmi lanciati da Kiev finiscono per concorrere all’esibizione di potenza di Casa Bianca e Cremlino. Un allineamento talmente imbarazzante che il portavoce putiniano Dmitry Peskov deve precipitarsi a smentirlo: "È un’impressione sbagliata", commenta. E poi specifica: le ostilità continueranno perché "tutti gli obiettivi stabiliti dal capo dello Stato e supremo comandante in capo devono essere raggiunti". Ovvero il pieno controllo di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson (aree solo in parte occupate) e la rinuncia ufficiale dell’Ucraina al sogno Nato.
La gara quotidiana tra putiniani e trumpiani per annichilire Zelensky ieri è vinta per distacco da Elon Musk. Suo il messaggio che attribuisce al leader in mimetica la responsabilità della "disgustosa e gigantesca macchina della corruzione che si nutre dei cadaveri dei soldati ucraini" (testuale). "Se Zelensky fosse davvero amato dal popolo, indirebbe le elezioni", continua Musk (tacendo che un Paese sotto legge marziale e zeppo di sfollati non ha come prima opzione l’apertura dei seggi): quindi "il presidente Trump fa bene a ignorarlo", è il verdetto senza appello di Mr X che, poi alla convention dei conservatori, imbraccia una motosega modello Javier Milei tanto per celebrare lo spirito del tempo. Un tempo squilibrato dove tutto avviene secondo principio di convenienza e istinto di predazione.
Così Musk, che tre anni fa litigava con Mosca dopo aver assicurato a Kiev la rete dei satelliti Starlink (ora proposta anche all’Italia), adesso gongola per Putin – alter ego orientale dell’unico capo che riconosce. Così Trump, a nome degli stessi Stati Uniti che per tre anni hanno finanziato la resistenza di Kiev, ora pretende in compensazione il 50% del patrimonio minerario ucraino: forse l’ultimo asset ancora in mano a Zelensky per confrontarsi con Washington e ritardare la capitolazione. "Zelensky è pronto a firmare l’accordo sulla cessione delle terre rare agli Stati Uniti", fa sapere la Casa Bianca. Un segno di distensione? Neanche per idea. Subito dopo Trump, a Fox Radio, rifila un altro ceffone al presidente ucraino colpevole di immaginarsi al tavolo della pace: "Se devo essere onesto – dice Trump –, non penso sia importante (...). Non è stato invitato" perché "non era una priorità, visto che ha fatto un cattivo lavoro". Il tycoon descrive così la situazione a una serie di governatori amici: "Ottimi colloqui con Putin, non altrettanto buoni con l’Ucraina".
Stretta in una crescente morsa economico-militare-diplomatica, l’Ucraina attende il terzo anniversario di guerra affidando all’Europa le sue chance di resistenza. L’Ue darà a Kiev ulteriore sostegno del valore di almeno 6 miliardi di euro, "il prima possibile, nel 2025", per garantire il rifornimento di munizioni di artiglieria di grosso calibro – minimo di 1,5 milioni di colpi – sistemi di difesa aerea, missili e droni e sostegno alla rigenerazione delle brigate. Perché, a oggi, si combatte furiosamente su due trincee distinte: pace e guerra.