Venerdì 21 Febbraio 2025
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Ucraina L’Ue sfida Trump

Von der Leyen a Kiev il 24 febbraio. L’America non condanna l’invasione. .

Volodymyr Zelensky (47 anni) con l’inviato speciale Usa Keith Kellogg (80) a Kiev

Volodymyr Zelensky (47 anni) con l’inviato speciale Usa Keith Kellogg (80) a Kiev

Ci saranno molti leader europei, non Giorgia Meloni (che dice "l’Italia lavora per la pace con Usa e partner europei occidentali") e neppure Emmanuel Macron (che volerà a Washington "per dire a Trump di non essere debole con Putin"). Lunedì 24 febbraio, terzo anniversario dell’aggressione russa all’Ucraina, il presidente del Consiglio europeo e la commissaria Ursula von der Leyen saranno a Kiev "per riaffermare il nostro sostegno all’eroico popolo ucraino e al presidente eletto democraticamente Volodymyr Zelensky". Perché "l’Ucraina è una democrazia, la Russia di Putin no", scandisce il portavoce dell’Unione Stefan de Keersmaecker. In queste ore di feroci attacchi di Donald Trump e del suo staff all’Ucraina e a Zelensky, la distanza tra Europa e Stati Uniti appare più che oceanica. Trump si oppone alla definizione della Russia come Paese "aggressore" in una dichiarazione del G7 e in una bozza di risoluzione Onu. Due strappi ulteriori.

L’assedio statunitense a Zelensky è ormai smaccato: in due (generalmente ex militari) lo bastonano, un terzo gli dice “arrenditi“, poi torna in scena Trump e infierisce. Al punto che fonti di intelligence e media internazionali come l’Economist evocano che al team del tycoon piacerebbe liberarsi al più presto del presunto "dittatore" di Kiev, a meno che il recalcitrante leader non receda dai suoi propositi di resistenza al copione scritto da Casa Bianca e Cremlino. Così gli attacchi velenosi vanno in replica anche ieri con altri interpreti entusiasti. "Considerato tutto quello che gli Stati Uniti hanno fatto per l’Ucraina", Kiev deve "moderare i toni, analizzare la situazione e firmare l’accordo", intima il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Mike Waltz, ex Berretto verde. Dove per "accordo" si intende in questo caso non tanto la pace (che Trump ritiene scontata), ma il deal da 500 miliardi di dollari per le terre rare ucraine sul quale Kiev non vorrebbe cedere.

Le parole di Zelensky dopo le bugie di Trump su chi ha iniziato la guerra sono definite dal segretario di Stato Scott Bessent (reduce da un viaggio a vuoto a Kiev) con lo stesso aggettivo utilizzato il giorno prima da Vladimir Putin: "Inappropriate". Poi Bessent rimprovera il leader ucraino di non tenere fede ai patti. E peggio per lui – è il sottinteso – perché questa firma sulle terre rare avrebbe spianato la strada a un piano di pace "elegante". Invece, ecco bastonate social e accuse di dittatura. Normale che a Washington ci sia "grande frustrazione", si lamenta Waltz. Sentimento condiviso dal vicepresidente JD Vance (ex Marine), che considera "atroce" il modo di Zelensky "di trattare". O forse di non farsi rapinare, come dichiarato dallo stesso presidente ucraino solo 24 ore prima: "Documento non chiaro", salvo "su una cosa: dobbiamo dare il 50% di tutto...".

Ma la furia americana è dirompente. Trump, parlando in Florida e poi a bordo dell’Air Force One, attacca ancora Zelensky: "Comico di modesto successo" e "dittatore non eletto" che "si rifiuta di indire elezioni" e che dovrebbe "muoversi rapidamente se non vuole perdere i territori che gli sono rimasti", perché "la guerra sta andando nella direzione sbagliata" e ormai sono i russi ad avere "le carte in mano perché hanno conquistato molto territorio". Il segnale di delegittimazione è così nitido che Keith Kellogg, altro reduce della guerra del Golfo nonché "inviato speciale" della Casa Bianca per ammorbidire il leader ucraino, è costretto ad annullare la prevista conferenza stampa a Kiev. Zelensky prova a non farsi isolare. "L’Ucraina – abbozza – è pronta per un accordo forte ed efficace di investimento e sicurezza con il presidente degli Stati Uniti", grata "per l’assistenza e il supporto bipartisan".

Ma l’aria a a Washington resta pessima e, secondo l’Economist, l’ex capo di Stato maggiore ucraino generale Valery Zaluzhny, 49 anni, già popolare comandante delle forze armate ucraine destituito l’anno scorso da Zelensky (e spedito a Londra come ambasciatore), potrebbe essere il ’candidato’ di Trump per far accettare all’Ucraina una resa travestita da pace.