Mercoledì 4 Dicembre 2024
BEPPE BONI
Esteri

"Farà una strage e prenderà Kiev. Ma Putin non potrà tenere l’Ucraina"

L’ammiraglio Di Paola e le mire dello zar: per controllare l’intero Paese servirebbe un milione di soldati

Un soldato ucraino pattuglia una strada nella periferia di Kiev

Un soldato ucraino pattuglia una strada nella periferia di Kiev

Roma, 12 marzo 2022 - Morire per Kiev, la città martire, il luogo simbolo della resistenza del presidente Volodymyr Zelensky, asserragliato nella Fort Alamo ucraina in diretta tv. L’orgoglio del suo popolo che lo segue nell’estrema difesa stupisce e commuove il mondo. Come finirà? Lo chiediamo all’ammiraglio Giampaolo Di Paola, già presidente del Comitato militare europeo e ministro della difesa.

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Se i russi entrano nella città ora accerchiata che succede?

"Sarà una Stalingrado ucraina, alla fine si combatterà strada per strada, casa per casa".

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Occuparla sarà dura.

"I russi vogliono arrivare ai palazzi del governo, sono determinati. Useranno i mezzi corazzati per distruggere tutto ciò che potranno poi toccherà alla fanteria il lavoro sporco, cioè affrontare gli scontri sul terreno. Gli ucraini però sono altrettanto decisi a non cedere. Se ci sarà una battaglia sarà devastante".

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Quanto conta l’orgoglio di questo popolo?

"Tanto. Gli ucraini sono dotati di una forte identità e sono disposti a difendere fino in fondo il Paese da una aggressione brutale fatta da chi li considerava in qualche modo fratelli".

È ipotizzabile una strage di civili?

"Purtroppo sì. I civili sono destinati a pagare un prezzo molto alto, perchè i russi, come ho detto, useranno l’artiglieria semovente per proteggere la fanteria, spareranno su case ed edifici. C’è solo da sperare che siano disponibili molti rifugi".

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Possibilità di fermare l’esercito di Putin a Kiev?

"Non lo so, è una previsione difficile. È ipotizzabile che alla fine, nonostante una resistenza molto forte, prevalga la potenza di fuoco di Mosca".

Gli ucraini annunciano una di fesa oltranza.

"Da un certo punto di vista sono avvantaggiati potendo aggredire i mezzi corazzati con armi controcarro, difendendosi casa per casa come avviene nelle battaglie urbane. Ma i russi hanno ammassato una grande massa di uomini e mezzi per entrare a ogni costo".

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Zelensky, il presidente in t-shirt militare, fa bene a non abbandonare il Palazzo?

"Giudicherà lui se morire nella difesa di Kiev. Ma per il morale di chi difende il proprio Paese è essenziale vedere anche il capo in trincea. Forse gli ucraini perderanno, ma è importante anche perdere con onore pensando al futuro".

Si ipotizza anche l’uso di armi chimiche da parte russa.

"La propaganda di Mosca le attribuisce agli ucraini come pretesto. Ma verrano usate solo in extrema ratio. Sono proibite dalle convenzioni internazionali e considerate nella scala di pericolosità immediatamente sotto le armi nucleari. Usarle significherebbe scatenare una ulteriore ondata di disapprovazione".

Perché Mosca vuole anche il porto di Odessa?

"È lo snodo chiave sul Mar nero, conquistarlo è fondamentale. E chiude la tenaglia dell’accerchiamento garantendo così il collegamento con la Transnistria, in Moldavia. È un’area autonoma e russofona".

Se Putin prende l’Ucraina sarà in grado di controllarla tutta?

"Difficile. È un territorio sterminato. Per un controllo totale serve sul piano militare un milione di uomini. E anche con un eventuale governo fantoccio non ci sarebbe l’appoggio della popolazione. Con un forte movimento di resistenza sul campo".

Quindi?

"Potrebbe accontentarsi di Kiev e della parte orientale. Ma è solo una ipotesi".

Ha senso rinforzare così tanto le frontiere dei Paesi Nato sapendo di irritare la Russia?

"Lo chiedono i Paesi dell’Alleanza. Ed è anche un segnale a Putin. Con la Nato non si scherza.".

L’Occidente fa bene a rifornire di armi Zelensky?

"E’ doveroso sostenere la resistenza di un popolo invaso. Anche se dobbiamo evitare uno scontro diretto con la Russia. Fornire un aiuto militare a chi lotta per la libertà è previsto dalle leggi internazionali. E l’Ucraina lotta per valori che sono anche i nostri".

Parte della politica non è d’accordo.

"Chi dice no sbaglia. A dispetto di certi pacifisti bisogna farlo. Tutti noi vogliamo la pace ma adesso la priorità è fermare Vladimir Putin".

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