Mercoledì 13 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Ucraina, in classe sotto le bombe di Putin. "Alunni impauriti, ma non crollano”

Al via il terzo anno scolastico di guerra. La docente: "Le canzoni di Toto Cutugno ci danno allegria"

Roma, 7 settembre 2023 – In classe sotto le bombe, per il terzo anno scolastico di fila. Natalia Saharova, ha 31 anni, da 3 anni è docente di storia al liceo dell’istituto nazionale sulle risorse biologiche di Irpin, la città vicino a Kiev che fu la prima linea all’inizio dell’invasione. Vive il lavoro come una missione.

Una delle classi dell’istituto nazionale sulle risorse biologiche di Irpin, la città vicino a Kiev che fu la prima linea all’inizio dell’invasione russa
Una delle classi dell’istituto nazionale sulle risorse biologiche di Irpin, la città vicino a Kiev che fu la prima linea all’inizio dell’invasione russa

“Le scuole – ci dice – hanno riaperto il primo settembre, le lezioni tre giorni dopo, in presenza. Ci hanno ricostruito il tetto bombardato, hanno riparato il rifugio antiaereo e abbiamo ripreso a fare quel che dobbiamo: noi a insegnare, loro a studiare. Certo, anche se non è come nel marzo 2022 quando i russi erano in città e si combatteva casa per casa, gli allarmi suonano quasi ogni giorno, anche ieri, e scendiamo di sotto, a volte per pochi minuti a volte per ore. Noi insegnanti cerchiamo di tenere su il morale dei ragazzi, che pure sono ormai rassegnati a questo. Cerchiamo di distrarli, tenerlì su, li facciamo giocare, cantare. E tra le canzoni che cantiamo c’è sempre Toto Cutugno, che ci dà allegria, e per gli ucraini è quasi uno di noi".

“Tra i nostri ragazzi – prosegue – ci sono quelli di qui, di Irpin, che hanno visto la guerra distruggere la loro città, ma almeno sono nel loro contesto, ma ci sono anche parecchi rifugiati dalle regioni occupate dai russi, e specialmente per loro è dura: non sanno se e quando torneranno nella loro terra. Eppure la coesione è straordinaria". "Tra questi ragazzi – sottolinea – c’è la consapevolezza che l’Ucraina di domani sono loro. Che come i loro padri, zii e fratelli combattono i russi loro devono prepararsi a costruire il Paese del futuro. Lo studio è quindi anche un modo per crearsi una prospettiva “normale“, un futuro di pace, e per questo è preso molto seriamente". "Gli studenti – aggiunge – sono cambiati, si. È come se fossero tutti cresciuti, sono diventati più chiusi, tristi. Praticamente nessuno ha crisi di disperazione, ma hanno tutti ancor più bisogno di stare assieme, per farsi forza tra di loro di fronte a questa tragedia".

Gli insegnanti ucraini vogliono dare il messaggio che la scuola non si piega alla guerra. "All’inizio – racconta Natalia Antolievna, 48 anni, docente della scuola 77 di Kiev – era diverso, ma adesso riusciamo a concentrarci nell’insegnamento e così fanno anche gli studenti, che si focalizzano nello studio. La guerra è ovunque nelle nostre vite, è tutto, ma resta fuori dall’aula. Ovviamente siamo preoccupati del rischio bombardamenti, che accadono anche qui, pur essendo ora lontani dal fronte. Abbiamo due rifugi, corriamo a proteggerci quando suonano le sirene. Ma senza panico". "Dopo l’inizio della guerra – prosegue – gli studenti sono cambiati, sono diventati più legati tra di loro, più responsabili, più protettivi con i ragazzi più piccoli. In larga maggioranza non mostrano problemi psicologici, quelli che hanno più difficoltà sono i profughi dalle zone di guerra, che hanno avuto lutti, case distrutte e non sanno quando torneranno a casa. Ma anche loro ce la fanno: siamo come una famiglia, cerchiamo di stare loro vicino. E no, non ho un solo studente che è crollato".

“Certo – dice Natalia Saharova – abbiamo tutti paura. Non siamo automi. Quando suonano le sirene ci scorre davanti agli occhi il film di quel che abbiamo vissuto in questa maledetta guerra. Ma noi come adulti dobbiamo reagire con sangue freddo. E così prendiamo gli studenti e li portiamo di sotto, velocemente ma senza caos. E poi, quando arriva il via libera torniamo in classe a fare il nostro lavoro. Vedrete, quando la guerra finirà, i nostri studenti saranno preparati come è giusto che sia. Glielo dobbiamo, lo dobbiamo ai loro genitori che combattono questa guerra che qui nessuno voleva".

Ha collaborato Natalia Kuziv