Una guerra non è più una eventualità lontana. Per questo alla luce dell’emergenza ucraina che tra l’altro ha alienato risorse – 450 milioni di aiuti militari già erogati, un miliardo in arrivo nei prossimi mesi – di una coperta già corta, l’Italia tornerà a investire in spese militari, per alzare dall’attuale 1,4% al 2% del Pil gli investimenti nella Difesa (obiettivo promesso alla Nato nel lontano 2014 e riconfermato da tutti i governi succedutisi, che però non l’hanno mantenuto) con un una legge triennale sull’investimento.
Il cimitero dei Wagner continua a crescere: "Sette volte in 2 mesi"
L'Ucraina minaccia attacchi a città russe. "Escalation inevitabile"
Leopard 2 e Abrams, quanto costano i carri armati per l'Ucraina. La guerra dei tank
A questo si è impegnato il ministro della Difesa Guido Crosetto parlando davanti alle commissioni Difesa della Camera e Esteri e Difesa del Senato e poi al Copasir. "L’aiuto che abbiamo dato in questi mesi all’Ucraina – ha sottolineato – ci impone di ripristinare le scorte che servono per la difesa nazionale". Ma dove trovare i soldi dato che la cassa piange? "Mi sono posto il problema – ha detto il ministro – di non avere conflittualità tra spese per la difesa e interventi in un periodo di crisi come questo sul sociale e altro. L’unico modo era quello di escludere gli investimenti per la difesa dal calcolo del Patto di Stabilità in modo tale che il Parlamento potesse decidere, senza dover procedere a un taglio alla sanità o alla scuola. È una decisione meramente tecnica, che abbiamo posto sul tavolo dell’Europa".
All’Ucraina abbiamo dato molto: artiglieria semovente e non, blindati, missili anticarro e antiaerei, mitragliatrici e munizioni ma a parte pochi casi (gli ottimi obici semoventi PZH2000 per i quali siamo ora senza riserva) non ci siamo privati di qualcosa di essenziale. Come sarà invece con la promessa cessione di una batteria di missili antiaerei Samp/T (ne abbiamo solo 5, una è stata schierata in Slovacchia e una in Kuwait, privarci di una terza, sebbene a metà con i francesi, il che tra l’altro ha problematiche tecniche che vanno risolte, ci scoprirebbe). La soluzione di Crosetto è investire, in primis in tecnologia, e rinnovare lo strumento militare rendendolo "sinergico, agile, efficace negli scenari di impiego e proiettabile in modo da essere un credibile strumento di difesa". E non sarà facile.
L’Italia conta di aumentare le risorse satellitari, completare la difesa aerea missilistica con più Samp/T, il sistema Paams a medio raggio e Camm-Er a corto raggio, acquisire sistemi anti droni, investire su sistemi che migliorino le capacità di comando e controllo, acquistare 1.600 veicoli tattici leggeri Lince 2 (433 milioni di euro) , ammodernare il carro armato Ariete (848 milioni di euro da qui al 2034) e poi dal 2035 passare ai nuovi carri armati pesanti (che costeranno 3 miliardi e 435 milioni di euro), acquisire 150 blindo pesanti Centauro 2 (585 milioni di euyro), 630 blindo Freccia 8X8, 800 missili controcarro Spike, ammodernare l’obice semovente PZH2000.
La Marina avrà la nuova classe di cacciamine che sostituirà la Ammiragli, la prosecuzione dei programmi di acquisizione delle fregate classe Bergamini e dei pattugliatori classe Thaon di Revel e l’acquisizione di tre nuove unità anfibie (1 miliardo e 226 milioni) della classe San Giusto /S.Giorgio.
L’Aeronautica proseguirà con il progetto del caccia di 6° generazione Tempest (stanziati 1.795 milioni di euro), con l’acquisizione degli F35 (per i 28 già acquisiti e i 27 che arriveranno da qui al 2030 spenderemo 4.2 milioni di euro e a questi se ne aggiungeranno altri 35 dopo il 2030) e con l’armamento dei droni MQ9APredator/Reaper già in dotazione (costo, 168 milioni di euro). Un conto salato del quale Putin ha buona parte di responsabilità.