Lunedì 10 Febbraio 2025
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Ucraina, l’Europa messa all’angolo. “Ma l’Ue farà la sua parte”

L’ambasciatore Piero Benassi: “Nel Continente manca compattezza. Necessario assumere un ruolo: Bruxelles sarà fondamentale nella ricostruzione”

Roma, 11 febbraio 2025 – Un’Unione Europea che deve dimostrare compattezza, ma che può ancora dire la sua sulla guerra in Ucraina, anche se il presidente Trump sta cercando in tutti i modi di tagliarla fuori. L’Ambasciatore Piero Benassi, diplomatico di lungo corso e attualmente docente di diplomazia contemporanea nelle relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano, ha spiegato quali siano le leve che Bruxelles potrebbe utilizzare per ridurre l’assertività del presidente americano.

Un tank ucraino schierato nel quadrante di guerra vicino a Kharkiv
Un tank ucraino schierato nel quadrante di guerra vicino a Kharkiv

Ambasciatore Benassi, Trump sostiene di aver sentito Putin, senza fornire ulteriori dettagli, e ha ribadito di voler porre fine alla guerra in Ucraina al più presto. Quante possibilità ci sono per l’Unione Europea di ricoprire un ruolo? Sembra quasi che il futuro negoziato sia un affare solo fra loro due…

“Negli ultimi mesi l’Unione Europea è rimasta un po’ defilata per diversi motivi, non ultimo la mancanza di una certa compattezza nella stessa Unione. Va però detto che da parte della Ue e dei suoi stati membri c’è stato un continuo e coerente appoggio all’Ucraina. Speriamo tutti che si possa arrivare presto a una conclusione del conflitto, ma bisogna essere un po’ prudenti davanti a queste dichiarazioni. L’Unione Europea sarà comunque chiamata a fare la sua parte per la sicurezza futura dell’Ucraina. E avrà responsabilità importanti nella ricostruzione di quel Paese martoriato. Certo, bisogna anche avere una partecipazione a monte, altrimenti la Ue, anziché essere soggetto della politica internazionale, corre il rischio di diventare oggetti delle decisioni altrui”.

Trump però ha l’istinto del predatore, si è già assicurato lo sfruttamento delle terre rare. Siamo sicuri le conseguenze che pagherà l’Europa per una sostanziale irrilevanza non saranno più alte dei benefici?

“Questo non è il periodo per fare pronostici, ma per attrezzarsi. Anche la questione delle terre rare in Ucraina dipenderà da come quel paese si sentirà, se soggetto attivo e non oggetto di un negoziato”.

C’è un altro tema che in questo momento impensierisce Bruxelles ed è quello dei dazi. Trump li utilizza anche come strumento politico, questo è assodato. Ha annunciato dazi del 25% sull’acciaio. Ma, per usare un eufemismo, sembra abbastanza impegnato a dividere l’Europa…

“In questo momento siamo ancora in presenza di annunci. Abbiamo visto com’è andata con il Messico e con il Canada. Dopo l’imposizione, c’è stata la sospensione per un mese. Anche qui, la forza dell’Europa è direttamente proporzionale alla sua capacità di restare unita. Se l’Unione Europea va in ordine sparso non ha che da rimetterci. Certamente Trump dovrà valutare bene non solo gli effetti dei dazi sul mercato interno americano, ma anche le risposte che potrebbero arrivare da Bruxelles”.

Guerra commerciale a parte, quali sono queste risposte?

“Per esempio, un discorso molto attuale e che trova gli Stati Uniti molto preoccupati è la questione della digital tax, che è una decisione che è maturata in sede OCSE, non in sede UE, e prevede appunto che ci sia una tassazione minima, il 15% rispetto ai profitti e al luogo dove questi profitti vengono prodotti. Sappiamo anche che i responsabili delle piattaforme digitali più importanti hanno manifestato presso la Casa Bianca preoccupazione e irritazione per questa iniziativa portata avanti in sede europea. In alcuni Paesi è già stata adottata, in altri no. Se si dialoga c’è spazio per trovare una soluzione, se il dialogo cessa e si agisce per reazione e contro reazione, c’è poco da essere ottimisti”.