Martedì 16 Luglio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Turisti bloccati in fondo all’Atlantico Arrivano segnali dagli abissi Ma il sommergibile non si trova

Entro le 11 di oggi l’equipaggio finirà le scorte di ossigeno. Robot in acqua per individuare il Titan. I cinque esploratori avevano firmato un contratto: previsto il rischio di morte. Gli ultimi disperati tentativi.

di Alessandro Farruggia

Dita incrociate. Il tempo scade oggi prima di mezzogiorno, qualche decina di minuti più o meno. La vita dei cinque prigionieri del batiscafo Titan che stava portandoli a vedere il relitto del Titanic sul fondo dell’Atlantico è appesa alla residue risorse di ossigeno. E la morte – eventualità esplicitamente citata in tre punti del contratto che hanno firmato prima di imbarcarsi – è una eventualità più che reale. Ma nulla è scritto. Ieri la speranza si è riaccesa perché si è saputo (scoop della rivista americana Rolling Stone, poi confermato dalla Guardia Costiera) che un aereo antisom P3 canadese ha rilevato sott’acqua dei suoni metallici: potrebbero essere rumori fatti dai naufraghi sul guscio del batiscafo per richiamare l’attenzione oppure essere qualche pezzo del Titanic che sbatte agitato dalle correnti, o rumori di una nelle navi o dei sonar in zona. Nessuno, allo stato, lo sa.

"Martedì diversi passaggi del P3 canadese – ha confermato ieri sera il capitano Jamie Frederick della Guardia Costiera americana – hanno sentito dei rumori sottomarini, rumori registrati con varie cadenze per almeno quattro ore. E anche oggi il P3 ha sentito dei rumori simili. A essere sinceri non sappiamo cosa siano, sono stati descritti come rumori di colpi metallici, ma di questo non vi è certezza, come non mi risulta che siano stati registrati a distanza esatta di 30 minuti, il che farebbe supporre che sono stati fatti intenzionalmente. Abbiamo passato le registrazioni ai migliori esperti della Marina e soprattutto abbiamo indirizzato le ricerche dei ROV in quell’area, dove sono stati calati anche idrofoni. Ad oggi ancora senza risultati, ma certo questi suoni hanno alimentato la nostra speranza".

Sul luogo del’incidente è in atto uno sforzo di soccorso senza precedenti. In aria incrociano due arei antisom canadesi (un P8 e un P3) e due C130 americani pattugliano l’area per rilevare eventuali detriti in superficie. Ci sono la “nave madre“ del Titan, la Polar Prince, dotata di sonar e altri strumenti, alla quale si sono aggiunte due navi posa tubature e cavi in profondità, la Skandi Viland, con 2 ROV, veicoli sottomarini telecomandati, e soprattutto la Deep Energy, che ha due ROV TritonXLS che possono scendere fino a 3000 metri (il Titanic è a 3.740 mt). Con loro due unità della Guardia costiera canadese: la Atlantic Merlin e la John Cabot. Alre due mezzi della guardia costiera canadese, Ann Harvey e Terry Fox, sono in arrivo. In zona anche nave Glance Bay della marina canadese, che ha a bordo una camera iperbarica per 6 persone.

Attorno alle 24 ora italiana è giunta anche la nave francese Atalante, dell’istituto francese di ricerca Ifremer che porta i potenti batiscafi Nautile e Victor 6000, in grado di scendere fino a 6 mila metri. Se il Titan sarà trovato loro potranno scendere e agganciarlo a un cavo che sarebbe tirato dal potente sistema Fadoss della Us Navy. Tre aerei C17 americani hanno anche portato ieri mattina a Terranova il Rov Odysseus 6k della Pelagic reserch services, in grado di operare fin 6 mila metri, oltre a due argani speciali della Hyunday e a migliaia di metri di cavo: è stato tutto imbarcato sulla Horizon Arctic che arriverà in zona dopo 15 ore di navigazione, probabilmente nella tarda mattinata di oggi. Praticamente a tempo scaduto, a meno di sorprese. Ma la vera speranza è nel combinato disposto aerei antisom per trovare il Titan e il batiscafo francese per tirarlo su. Servirebbe un miracolo per riuscirci, ma a volte succede. A volte. Raramente.