Roma, 9 novembre 2023 – Il cielo azzurro sopra Gaza è il contraltare della terra macchiata di odio, vendetta e sangue che sta sotto. E lassù si gioca parte di questo orrore che si sa quando è cominciato con l’aggressione vigliacca di Hamas a Israele, il 7 ottobre, ma non si capisce ancora quando finirà. Sopra le teste dei commando e dei tank che accerchiano Gaza a terra volano aerei, razzi e droni. "Israele ci ha abituati ad assistere a guerre non troppo lunghe per difendere la propria esistenza, speriamo che sia così anche stavolta", dice il generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato maggiore dell’aeronautica, analista e presidente della Fondazione Icsa.
Quanto conta per Israele l’attività dell’aeronautica nella guerra della Striscia?
"Tel Aviv da sempre in Medio Oriente vanta la supremazia dello spazio aereo e anche nell’offensiva di Gaza l’aeronautica è fondamentale nelle due fasi".
Quali sono?
"Prima dell’entrata a Gaza di tank, bulldozer e truppe, gli aerei, i lanci di razzi e missili hanno spianato il terreno su obiettivi già mappati. Adesso l’aeronautica accompagna l’avanzata aggiornando i target quotidianamente anche sulla base delle indicazioni da terra".
Che tipo di aerei utilizzano gli israeliani?
"Usano velivoli da combattimento di ultima generazione, ma anche aerei spia per le ricognizioni. Questi sono in grado di captare segnali di mezzi in movimento da 34 km orari in poi che possono costituire un obiettivo. Si tratta di mezzi dotati di altissima tecnologia capaci di intercettare anche onde elettromagnetiche, segnali di comunicazioni telefoniche, trasmissioni di dati".
Gli aerei da combattimento sono in grado di neutralizzare i tunnel di Hamas?
"Sì, riescono a colpire i target, ma lì il quadro è molto complicato perché le gallerie sono costruite nell’area urbana. Ci sono imbocchi collocati in corrispondenza di 25 ospedali. Israele però dispone anche di bombe di profondità che quando esplodono scavano crateri fino a 25 metri. L’esercito di Tel Aviv se non riesce a colpire dal cielo utilizza gli artificieri per far saltare gli ingressi e le uscite".
Che tecnologia viene utilizzata per individuare i tunnel?
"Vengono utilizzati velivoli da ricognizione, droni ma anche informatori da terra. In ogni caso lo Stato maggiore dispone già di una mappa dei primi obiettivi da colpire, che poi viene aggiornata durante il conflitto".
I vertici militari parlano di bombardamenti di precisione, ma non chirurgici.
"Gli interventi chirurgici escludono, almeno sul piano teorico, vittime civili. Quelli di precisione cercano di evitare danni collaterali ma non li escludono data la collocazione dei punti da colpire. In passato Israele ha sempre cercato di salvaguardare i civili, ma oggi l’obiettivo è cancellare Hamas ad ogni costo".
L’utilizzo dei droni nella guerra dal cielo?
"Gli israeliani hanno apparecchiature evolute fondamentali in questo frangente. Ma soprattutto dispongono di analisti di altissima preparazione che sanno leggere e interpretare ogni segnale portato a terra da droni e aerei spia".
Gli ostaggi rischiano di morire sotto le bombe?
"Nessuno in realtà sa dove siano reclusi. Certamente non sono concentrati nello stesso posto, ma distribuiti in qualche luogo sulla carta ritenuto sicuro. Per Hamas sono merce di scambio e scudi umani. Il rischio che rimangano uccisi però è alto".
Che utilità hanno i Caschi blu dell’Onu, di cui fanno parte anche mille soldati italiani?
"Come sappiamo sono schierati nel sud del Libano. Il compito della missione Unifil è verificare che siano rispettati gli accordi di pace fra il Paese dei cedri e Israele. Ma se si dovesse incendiare anche il fronte libanese con la discesa in campo di Hezbollah la missione perderebbe di valore e i caschi blu andrebbero ritirati".