Roma, 1° marzo 2025 – Un presidente che ignora i protocolli e batte i pugni sul tavolo, un incontro che era stato preparato a lungo e che si è trasformato in uno scontro sul ring. Marco Di Liddo, Direttore del Centro Studi Internazionale (CeSI) ha spiegato quale strategia si celi dietro una comunicazione così assertiva da parte di Donald Trump di fronte a Volodymyr Zelensky.
Abbiamo assistito a un incontro fra due capi di Stato decisamente irrituale, quasi uno scontro di pugilato.
“La chiave di lettura più immediata è legata al carattere del personaggio. Il suo modo di presentarsi è funzionale al rafforzamento del suo consenso interno. Lui ha bisogno di farsi vedere così”.
L’Ucraina non ha molte alternative, del resto.
“Se si guarda l’accordo da un’altra prospettiva, questo è l’unico modo che hanno per ottenere un minimo di garanzie dagli Stati Uniti. Tirando dentro gli Usa si assicurano un minimo di garanzie. Perché se la Russia li dovesse colpire ancora, verrebbero coinvolti anche asset che sono importanti per l’economia americana”.
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La conferenza stampa finale è stata cancellata. Trump ha detto a Zelensky di tornare quando sarà pronto per la pace. Cosa succede se il presidente ucraino non firma?
“L’Ucraina sa benissimo di essere sola. Con i dati in nostro possesso, sappiamo che Kiev ha a disposizione dai quattro ai sei mesi per resistere all’offensiva russa. Il problema è che lo sanno anche i russi, che in quel momento manterranno l’attuale livello di pressione militare, sapendo che hanno a che fare con un malato terminale”.
E l’Europa?
A quel punto, l’Europa sarebbe a un bivio significativo. Può decidere se impegnarsi al 100 per cento, compresa una ipotetica e difficile missione di interposizione, oppure rassegnarsi alla vittoria dei russi in Ucraina. Questo rappresenterebbe l’inizio di una nuova fase per gli Usa che ricorda quella precedente al primo conflitto mondiale. Un isolazionismo alternato e intervenire solo quando interessa, ossia nell’indopacifico”.
Trump con Zelensky è stato molto duro. Con Putin invece sembra andare d’amore e d’accordo. Che lettura dà di questo doppio binario?
“Credo si trovino così bene perché alla fine condividono la stessa visione del mondo e hanno lo stesso atteggiamento machista. Sono un po’ come due maschi alpha che si riconoscono”.
A proposito di toni, nel confronto allo Studio Ovale, anche il vicepresidente JD Vance ha avuto un atteggiamento molto più assertivo rispetto al solito. Sembra quasi che voglia rincorrere Trump…
“È sicuramente così. Ha capito che l’atteggiamento paga. Diventerà una gara a chi urla di più. Se ci si pensa bene, è la stessa dinamica avvenuta fra Putin e Medvedev. Quando il secondo ha capito che il tono da duro del presidente era vincente, ha finito per imitarlo”.