Venerdì 28 Febbraio 2025
Antonella Coppari
Esteri

Trump contro Zelensky, l’Europa fa quadrato. Domani il vertice a Londra. Meloni: subito summit Usa-Ue

La premier: “L’Occidente non si divida”. Tajani: “È un momento delicato”. Macron chiede agli alleati di restare uniti. Orban: “Trump uomo di pace”

Roma, 1° marzo 2025 – Nelle grandi capitali la reazione è identica: sopraffatti dallo stupore. Tranne una: al Cremlino gongolano, contentissimi per il trionfale risultato che gli hanno regalato ieri sera Trump e Vance. Una vittoria tonda, ottenuta a tavolino senza neanche doversi spendersi troppo. A vergare la soddisfazione sui social, l’ex presidente russo Dmitri Medvedev: “Per la prima volta – scrive su Telegram – Trump ha detto la verità in faccia al pagliaccio della cocaina. Il regime Kiev sta giocando con la terza guerra mondiale. Il maiale ingrato ha ricevuto un sonoro schiaffo dai padroni del porcile”. Gli fa eco la portavoce della diplomazia russa, Maria Zakharova: “Il fatto che Trump e Vance si siano trattenuti e non abbiano schiaffeggiato questo mascalzone è un miracolo di moderazione”. Ride Elon Musk, il miliardario consigliere del presidente Usa: “Zelensky si è distrutto da solo davanti agli occhi degli americani”.

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Emmanuel Macron e Keir Starmer (Ansa)

Ma in Europa la musica è diversa. Da Emmanuel Macron a Pedro Sánchez, dal cancelliere tedesco Olaf Scholz ai vertici dell’Unione, Ursula von der Leyen, Antonio Costa e Roberta Metsola, la condanna di The Donald è quasi unanime. Netto il presidente francese, che ha sentito al telefono Zelensky: “C’è un aggressore che è la Russia. C’è un popolo aggredito che è l’Ucraina: abbiamo avuto ragione ad aiutare l’Ucraina e a sanzionare la Russia”. Gli fa eco il premier polacco Donald Tusk: “Caro Zelensky, cari amici ucraini, non siete soli”. E con una sola voce parlano la presidente della Commissione Ue, il presidente del Consiglio europeo e la presidente dell’europarlamento: “Caro Volodymyr non sei solo”. Di diverso avviso il premier ungherese Viktor Orban: “Gli uomini forti fanno la pace, gli uomini deboli fanno la guerra. Oggi il presidente Trump si è schierato coraggiosamente per la pace”

E in Italia? Il Pd, con Elly Schlein si schiera con Kiev: la segreteria parla di “bullismo istituzionale” da parte di Trump, chiede a Meloni e al governo di battere un colpo. Sulla stessa linea Calenda e Renzi, i leader dell’ex terzo polo. Lo scontro nello studio ovale ha spiazzato l’esecutivo di centrodestra. Mentre Matteo Salvini inneggia a Trump, Antonio Tajani dice che “il momento è delicato”, per ore da Palazzo Chigi non filtra nulla. Alle dieci di sera, Giorgia Meloni rompe il silenzio: “È necessario un immediato vertice tra Stati Uniti, Stati europei e alleati per parlare in modo franco di come intendiamo affrontare le grandi sfide di oggi, a partire dall’Ucraina, che insieme abbiamo difeso in questi anni, e di quelle che saremo chiamati ad affrontare in futuro”. Questa è “ la proposta che l’Italia intende fare ai suoi partner” nelle prossime ore. “L’Occidente non si divida. Ogni divisione ci rende più deboli”.

Con questi presupposti, si apre domani l’incontro paneuropeo a Londra, pilotato dalla Gran Bretagna e allargato alla Turchia. A rendere il quadro oscuro gli interrogativi sollevati dallo scontro alla Casa Bianca: Francia e Gran Bretagna proporranno lo stesso una forza di interposizione europea? Nel caso l’Italia risponderà di no? L’asse Ue-Uk continuerà ad appoggiare l’Ucraina senza più le armi americane? Anche il tema della difesa europea esce a sua volta trasformato da ciò che è successo negli Usa. L’eventualità di un’Europa non più coperta dall’ombrello americano è quasi una certezza, e l’impennata delle spese militari diventa un obbligo. È problema enorme per tutti, ma per Giorgia ce n’è uno in più: restare nel mezzo diventa praticamente impossibile.

Nei prossimi giorni, comunque entro il 6 marzo, quando è fissato il consiglio europeo straordinario a Bruxelles dovrà sbilanciarsi da una parte o dall’altra. Con Trump, e dunque contro l’amico Zelensky. O con Zelensky e l’Europa, e dunque contro l’amico Trump.