Ottaviani
Manca meno di un mese all’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca e le prove tecniche di comunicazione fra Washington e Mosca diventano sempre più frequenti, incluse allusioni e messaggi indiretti. Il tutto sempre nel segno dell’imprevedibilità alla quale il tycoon ha abituato tutti durante il suo primo mandato. Durante un comizio a Phoenix, The Donald ha riferito che Putin vorrebbe incontrarlo, tornando a ribadire la sua volontà di far finire il conflitto iniziato il 24 febbraio 2022, già all’inizio della sua presidenza. "Dobbiamo aspettare di incontralo il prima possibile – ha spiegato Trump –. Ma dobbiamo porre fine a questa guerra". Parole chiare, destinate a portare scompiglio a Kiev, Mosca e Bruxelles. "Milioni di soldati sono morti. Stiamo vedendo numeri che sono pazzeschi. Devo fermarlo, è ridicolo".
Da Mosca, però, frenano. Sono passati solo pochi giorni dalla conferenza stampa durante la quale Putin aveva dichiarato di "essere pronto a incontrare Trump". Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha sottolineato che "fino a questo momento non ci sono stati veri impulsi". Il presidente americano, però, è determinato e vuole contare sul logoramento da entrambe le parti e il fatto che questa guerra inizia a costare sia a Mosca sia a Kiev in termini economici e di vite umane. La prima fase sarebbe un congelamento del conflitto. A quel punto inizierebbe il negoziato vero e proprio, che però presenta almeno due criticità. La prima riguarda le aree occupate dai russi, visto che Mosca è riuscita a erodere oltre 20% il territorio ucraino. La seconda è l’ingresso del Paese invaso nella Nato. E su questo punto difficilmente Mosca accetterà, tanto più ora che le cose sul campo di battaglia rischiano di volgere a suo favore e che Kiev ben presto dovrà fare a meno degli aiuti americani. Trump ha infatti detto più volte di essere molto contrario all’invio di armi. E senza il contributo di Washington, quello del Regno Unito e dell’Unione Europea è insufficiente per resistere alla Russia.
La proposta del tycoon potrebbe consistere nel coinvolgimento attivo degli Stati europei, con uno stanziamento di truppe in funzione di peacekeeping. E su questo punto Mosca sembra essere possibilista. O, almeno, è pronta a discutere in sede negoziale. L’Europa, intanto, è sempre più spaccata. Alcuni, più che cercare una pace giusta per Kiev, fanno il gioco di Mosca. È il caso del premier slovacco, Robert Fico, che domenica era a Mosca, dove ha incontrato Vladimir Putin. Un colloquio che è stato definito "cordiale" dal Cremlino e "una cosa immorale" da Zelensky. Il numero uno di Bratislava ha parlato soprattutto di approvvigionamento energetico, dopo che Kiev ha annunciato di non voler rinnovare il contratto che permette il passaggio del gas russo in territorio ucraino, in scadenza a fine anno. La Slovacchia, a differenza di molti Stati europei, è ancora ampiamente dipendente dal gas russo e la chiusura della condotta da parte di Kiev rappresenta un grosso problema. Fico ha detto che con la Russia "bisogna tornare a parlare". Non si è fatto attendere nemmeno Viktor Orban, altro grande ‘sponsor’ di Mosca in Europa, che più volte ha cercato di fermare i pacchetti di armi e di aiuti all’Ucraina. Secondo il numero uno di Budapest, la Ue "ha perso la guerra in Ucraina contro la Russia", e si è detto convinto che con Trump "inizierà una nuova era".