Roma, 7 novembre 2024 – Dopo il voto Usa, che ha sancito il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il mondo si interroga su quale sarà la reale politica del tycoon in relazioni al conflitto in Medio Oriente e a quello in Ucraina. Sullo scontro con la Russia, in particolare, sono diversi gli elementi di novità emersi nelle ultime ore.
Le parole di Putin
Anzitutto sono arrivate anche le congratulazioni di Putin a Trump. Lo zar si dice pronto a colloqui col presidente Usa in pectore e definisce "degna d'attenzione" l'iniziativa del tycoon per mettere fine alla guerra in Ucraina. Lo zar ha colto l'occasione del suo intervento alla conferenza annuale del Club di Valdai, a Soci, per fare il commento tanto atteso sulla rielezione dell’uomo che in campagna elettorale aveva detto di poter mettere fine al conflitto "in 24 ore".
Il piano dei consiglieri di Trump
Poche ore prima le indiscrezioni del Wall Street Journal: i consiglieri di Donald Trump gli raccomandano di congelare la guerra in atto tra Russia e Ucraina, fissando l'occupazione da parte della Russia di circa il 20% dell'Ucraina e costringendo Kiev a sospendere temporaneamente la sua richiesta di adesione alla Nato. Un'idea proposta all'interno dell'ufficio di transizione di Trump prevedrebbe che Kiev prometta di non unirsi alla Nato per almeno 20 anni. In cambio, gli Stati Uniti continuerebbero a fornire all'Ucraina armi per scoraggiare un futuro attacco russo.
Il nuovo confine
La linea del fronte sostanzialmente si bloccherebbe e entrambe le parti concorderebbero su una zona demilitarizzata di 800 miglia. Chi pattuglierebbe quel territorio resta poco chiaro, ma un consigliere ha detto che la forza di mantenimento della pace non coinvolgerebbe truppe americane, né proverrebbe da un organismo internazionale finanziato dagli Stati Uniti, come le Nazioni Unite.
Quanto concedere a Mosca
Ma sono diversi gli attori che potrebbero sbilanciare le intenzioni di Trump. Come nel primo mandato, diverse fazioni sono pronte a competere per influenzare la politica estera del repubblicano. Gli alleati più tradizionalisti come Mike Pompeo, l'ex segretario di stato ora in lizza per guidare il Pentagono, probabilmente spingeranno per un accordo che non sembra dare una vittoria importante a Mosca. Altri consiglieri, in particolare Richard Grenell, uno dei principali candidati a guidare il Dipartimento di Stato o a fungere da consigliere per la sicurezza nazionale, potrebbero dare priorità al desiderio di Trump di porre fine alla guerra il prima possibile, anche se ciò significa costringere Kiev a concessioni significative.
I timori di Zelensky (e dell’Europa)
Tante le incognite al momento, tra queste anche il ruolo di Volodymyr Zelensky: può l’attuale presidente ucraino essere l’uomo pronto a siglare questo tipo di pace? Sono molti i dubbi degli analisiti in tal senso. Zelensky non ha nascosto i suoi timori. "Nessuno può prevedere cosa farà Trump", ha sottolineato parlando ai leader europei. Ai quali ha ribadito l'esigenza di "una pace giusta secondo un piano deciso dall'Ucraina". "Serve un cessate il fuoco, e dopo il voto negli Usa sono di più i Paesi europei pro-pace", ha replicato il leader ungherese Viktor Orban, in una conferenza stampa al vertice della Comunità politica europea, nella quale ha simbolicamente raccontato di aver brindato con della vodka alla vittoria di Trump. Subito dopo, sul palco, è salito Zelensky. Il leader di Kiev ha smentito l'ungherese su tutto, stoppando qualsiasi tentazione europea di cessate il fuoco: "Prima ci deve essere un piano, o si tornerebbe al 2014, e abbiamo visto cosa è successo". Ma sugli aiuti militari a Kiev anche i più ottimisti, in Ue, ora tentennano nell'eventualità di restare senza Washington. "Una pace si ha solo con delle concessioni, e bisogna che Vladimir Putin qualcosa la conceda", è la riflessione a voce alta di una fonte diplomatica a tarda sera.