Martedì 25 Marzo 2025
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Trump tratta la tregua navale

Sul tavolo anche territori e centrali "Vicino l’accordo sulle terre rare" .

Sul tavolo anche territori e centrali "Vicino l’accordo sulle terre rare" .

Sul tavolo anche territori e centrali "Vicino l’accordo sulle terre rare" .

Estendere la tregua al Mar Nero. Consolidare il cessate il fuoco infrastrutturale. Diplomatici americani e russi, a confronto in Arabia Saudita, lavorano a questi obiettivi sostanziali. Dodici ore allo stesso tavolo non partoriscono tuttavia documenti. "Non sono previsti", dichiara il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov depotenziando l’attesa sulla pace in Ucraina. E c’è davvero un che di straniante nelle trattative di cessate il fuoco che americani e russi ipotizzano, limano e riformulano nei lussuosi palazzi sauditi, mentre missili e droni solcano i cieli ucraini, e altro sangue scorre tra campagne e città dopo tre anni di guerra. È solo per combattere questo orrore che il mondo dà credito al tentativo americano, a dispetto di ogni evidente forzatura, a partire dal congelamento di torti e ragioni.

Ieri i tre round tra russi e americani sono intervallati dalle parole ora di Donald Trump ora di Marco Rubio ora di Sergei Lavrov che, ciascuno a casa propria, rilanciano gli slogan cui tengono di più. Trump pensa ai business con Kiev: "Abbiamo fatto un accordo sulle terre rare. Lo firmeremo presto. Adesso stiamo parlando dei territori, di linee di demarcazione, stiamo parlando della proprietà delle centrali (ndr, quelle elettriche ordinarie) e della centrale (ndr, e qui il tycoon intende quella nucleare di Zaporizhzhia), perché abbiamo le competenze per sistemarla. Okay, qualcosa del genere andrebbe bene per me", stabilisce il leader della Casa Bianca, dimenticando la contrarietà del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Come ogni giorno, Rubio santifica The Donald: "Il popolo americano dovrebbe essere orgoglioso di avere un presidente che promuove la pace. Non c’è soluzione militare". Anche Lavrov ripropone il suo mantra: la caccia "ai nazisti pasciuti" di Kiev votati allo sterminio "di tutto ciò che è russo". Unica risposta "la denazificazione".

Parole di pace non pervenute. Ma in Arabia qualcosa si muove lo stesso. A metà pomeriggio il capo delegazione russo Grigory Kasarin sparge miele: i due team "capiscono ognuno le posizioni dell’altro". Insomma, si può trattare. La tregua navale sarebbe il passo intermedio – dopo quella ancora traballante sugli asset energetici e infrastrutturali – per pervenire a un cessate il fuoco totale entro la domenica di Pasqua, che quest’anno cadrà il 20 aprile sia per i cattolici che per gli ortodossi. Una tregua sul Mar Nero non solo escluderebbe dal conflitto una quota rilevante di armamenti, ma creerebbe le premesse per assicurare la piena circolazione sia del grano ucraino sia dei fertilizzanti e dei prodotti agricoli russi. "Si tratta di una questione molto complessa", frena ancora Peskov.

Da Kiev, Zelensky rivela al Time: "Credo che la Russia sia riuscita a influenzare alcune persone del team della Casa Bianca attraverso la disinformazione". E mentre la delegazione statunitense in Arabia riferisce a quella ucraina l’esito del confronto coi russi, il leader auspica la fine dell’assedio: "Ogni notte missili e droni russi contro il nostro Paese. Perdite, dolore e distruzione che l’Ucraina non ha mai voluto. La Russia prende in giro la comunità globale". Ma le questioni da risolvere sono infinite. Non ultima, chi dovrà sorvegliare l’eventuale cessate il fuoco. La Cina si sfila da ogni ipotesi di peacekeeping. "Fake news", fa sapere Pechino. Mosca non è certo isolata. Alla parata moscovita del 9 maggio per l’80° della vittoria sul nazismo saranno con Vladimir Putin sia il leader cinese Xi Jinping sia il presidente brasiliano Lula.

Al dossier del ‘dopo tregua’ lavora attivamente soltanto la coalizione dei volenterosi (al momento 31 Paesi Ue ed extra Ue) pensata da Keir Starmer ed Emmanuel Macron. Giovedì a Parigi nuovo incontro. Ma l’iniziativa a trazione anglofrancese agli Stati Uniti non piace. Perché è multilaterale e nega la supremazia americana.