Martedì 12 Novembre 2024

Trump rischia l'arresto (per una pornostar) ma non la candidatura: ecco perché

I passaggi giudiziari possibili e come si sta muovendo lo staff legale del tycoon. La mossa a sorpresa di DeSantis

Washington, 20 marzo 2023 - Donald Trump davvero rischia l'arresto domani per il caso della pornostar Stormy Daniels? Questo è quello che ha scritto lo stesso ex presidente Usa sabato, chiamando alla mobilitazione il suo popolo sul social Truth. Mettiamo in fila i passaggi giudiziari. Con una premessa: The Donald non rischia comunque la candidatura alla presidenzali degli Stati Uniti, neanche in caso di condanna. E il suo sfidante alle primarie, Ron DeSantis, a sorpresa attacca il procuratore Bragg.

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Donald Trump e la sponda del rivale DeSantis sul caso Stormy Daniels
Donald Trump e la sponda del rivale DeSantis sul caso Stormy Daniels

Trump, l'arresto e la campagna per le presidenziali

Gli esperti legali sostengono che qualsiasi processo all'ex Commander in chief avrebbe bisogno almeno di un anno per partire. Quindi la 'tegola' potrebbe cadere verso la fine della campagna per le presidenziali Usa 2024, alle quali il tycoon si è candidato per la terza volta.

Un’incriminazione, e persino una condanna penale, non impedirebbero a Trump di continuare la sua nuova campagna presidenziale se vorrà farlo. E l’ex presidente più volte ha detto di avere l’intenzione di andare avanti a prescindere da quello che succede con questa o con le altre inchieste in cui è coinvolto.

Cosa dice la legge americana

Nella legge americana non c'è niente che impedisca ad un candidato, anche trovato colpevole, di fare campagna elettorale e di servire come presidente, paradossalmente anche dalla prigione. Dal punto di vista pratico, un suo eventuale arresto potrebbe complicare la campagna elettorale di  Trump, anche se secondo molti rafforzerebbe la sua posizione con la base elettorale più estremista repubblicana, destinataria dell’appello alla mobilitazione di sabato scorso. Un appello che mostra come Trump sia pronto a sfruttare le sue vicissitudini giudiziarie per guadagnare terreno rispetto agli avversari nelle primarie repubblicane, presentandosi, ancora una volta, come la vittima di una caccia alle streghe politicizzata. 

Perché l'ex presidente Usa rischia l'arresto

La decisione finale se incriminare Trump dovrà prenderla il grand jury che il procuratore distrettuale di New York, Alvin Bragg, ha convocato per valutare se sono sufficienti le prove raccolte sui 130mila dollari pagati alla pornostar Stormy Daniels per comprarne il silenzio su una presunta relazione sessuale con The Donald (fatti del 2006, mentre la moglie Melania aveva partorito da poco il figlio Barron). Gli avvocati di Trump hanno fatto sapere che in caso di incriminazione, l’ex presidente seguirà le procedure. Ed hanno assicurato che lascerà la sua residenza a Mar a Lago, in Florida, per consegnarsi al tribunale di New York, dove gli saranno prese le impronte digitali e scattata la foto segnaletica. Un evento clamoroso, e senza precedenti, che, considerate anche le pesanti preoccupazioni per la sicurezza, soprattutto dopo che l’ex presidente ha espressamente esortato i suoi sostenitori a “protestare”, che sicuramente sarà oggetto di trattative ed accordi tra la procura e il team legale di Trump.

"Il procuratore Bragg finanziato da Soros"

In queste ore concitate, arrivano anche le dichiarazioni di DeSantis, governatore della Florida e princiapel avversario di Trump alle primarie repubblicane. Dopo due giorni di silenzio, DeSantis dà un assist al tycoon: "Il procuratore distrettuale di Manhattan - dichiara - è finanziato da Soros e così lui, e quelli come lui finanziati da Soros, stanno strumentalizzando un ruolo per imporre un’agenda politica alla società, a spese della legge e della sicurezza pubblica”.