Sabato 15 Marzo 2025
MARTA FEDERICA OTTAVIANI
Esteri

Trump-Putin Prove d’intesa

Il tycoon: stop al massacro nel Kursk. Lo zar chiede il ritiro degli ucraini. .

Il tycoon: stop al massacro nel Kursk. Lo zar chiede il ritiro degli ucraini. .

Il tycoon: stop al massacro nel Kursk. Lo zar chiede il ritiro degli ucraini. .

Le buone intenzioni sulla carta ci sono, tutto sta a vedere se siano sincere. Putin apre alle trattative per una tregua, ma pone condizioni. Dall’altra parte, gli Stati Uniti vogliono dimostrazioni, se non di affidabilità, almeno di buona volontà. A differenza di quanto ha dichiarato il presidente Trump, il colloquio con l’omologo Vladimir Putin non c’è ancora stato. Il segretario di Stato, Marco Rubio, ha ribadito quanto sia fondamentale che, in questo momento, sia Kiev sia Mosca facciano concessioni. "I negoziati – ha detto Rubio – che siano di affari, commercio o geopolitica, implicano che entrambe le parti cedano qualcosa, entrambe le parti facciano concessioni", ha detto Rubio. Ma mentre sulla disponibilità dell’Ucraina si può contare, anche perché si trova nella situazione più difficile, quella della Russia è tutta da vedere. A parlare con lo zar è stato l’inviato statunitense, Steve Witkoff. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha parlato di "cauto ottimismo" da parte di Mosca, facendo capire che i tempi per una telefonata diretta fra Mosca e Washington non ci sono ancora. Anche perché le truppe nella regione di Kursk continuano ad avanzare. E se Putin ha dato garanzie che gli ucraini saranno risparmiati ("ma devono ritirarsi dal Kursk"), l’ex presidente Dmitry Medvedev è stato molto meno clemente e ha dichiarato che, se le truppe di Kiev non abbandoneranno la regione conquistata in agosto, "saranno distrutti senza pietà".

Da Kiev, si resiste, anche solo a parole. L’esercito ha smentito le affermazioni diffuse da Stati Uniti e Mosca, che vorrebbero i soldati circondati da truppe russe e sull’orlo di essere assediati. Gli Stati Uniti sono fiduciosi e parlano di "clima produttivo", ma Zelensky non si fida. Il presidente ucraino ha fatto appello affinché l’America, con "la forza della sua potenza", metta la Russia nelle condizioni di finire la guerra. "Putin – ha scritto su X il numero uno di Kiev – sta facendo di tutto per sabotare la diplomazia, ponendo condizioni estremamente difficili e inaccettabili fin dall’inizio. Anche prima del cessate il fuoco. Queste non fanno altro che complicare e ritardare tutto, perché la Russia è l’unica entità che vuole che la guerra continui e che la diplomazia fallisca".

Tutti sono in attesa degli eventi, per prima l’Unione Europea, alle prese con un ambizioso piano di riarmo per la propria difesa e che deve fare i conti con le consuete divisioni interne. L’Alto Rappresentante della politica estera di Bruxelles, Kaja Kallas, prevede un’iniziativa volontaria da affiancare ad altre, che prevede che gli Stati forniscano all’Ucraina aiuti "per un valore provvisorio di almeno 20 miliardi di euro’ che ‘potrebbe salire a 40, in base alle esigenze". Un primo passo in vista del Consiglio Europeo di marzo, durante il quale gli Stati membri dovrebbero impegnarsi a fornire due milioni di munizioni di artiglieria pesante nel 2025. Il principio è quello di continuare ad aiutare Kiev anche senza gli Stati Uniti. Il problema, a parte le buone intenzioni, è la reale fattibilità.

Marta Ottaviani