Roma, 9 novembre 2024 – Il presidente americano, Joe Biden, si prepara al peggio ed è pronto a un nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina prima di cedere il controllo degli Stati Uniti a Donald Trump, il prossimo 20 gennaio. Fonti vicine all’amministrazione hanno spiegato che il numero uno della Casa Bianca vuole lasciare Kiev ‘nella migliore condizione possibile’.
A Mar-a-Lago, intanto, luogo di residenza del tycoon, il traffico telefonico aumenta. Il neo eletto presidente ha sentito sia il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, sia il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Alle conversazioni ha partecipato anche il proprietario di Tesla, Space X e X, Elon Musk, ormai un vero e proprio presidente ombra.
L’obiettivo è quello di arrivare a una soluzione diplomatica per fare cessare il conflitto al più presto possibile. Ma potrebbe non essere rapido come crede. L’impressione è che Trump non si sia reso conto del fatto che il mondo è molto cambiato dal 2016, anno in cui ha assunto la presidenza Usa per la prima volta e che non abbia considerato una serie di elementi.
In primo luogo, la Russia è molto più dipendente dalla Cina e dall’Iran rispetto a otto anni fa. Pechino controlla l’economia di molte regioni del cosiddetto ‘Estremo Oriente russo’. Il gas di Mosca adesso è diretto verso il Dragone, seppure con flussi e prezzi ben lontani da quelli di quanto l’oro blu’ viaggiava verso l’Europa. Vladimir Putin e Xi Jinping stanno facendo assumere ai BRICS+ una connotazione politica ben precisa, che è marcatamente in chiave anti-occidentale.
Teheran, dall’inizio della guerra, ha fornito alla Russia migliaia di droni con i quali ha devastato le principali città ucraine. Le due nazioni hanno firmato un importante memorandum per una collaborazione più stretta nel campo dell’energia e della difesa. E per quanto in Iran non tutti siano contenti di questa intesa, sicuramente una cooperazione più stretta con Mosca può portare anche a uno sviluppo più rapido delle tecnologie nucleari.
Russia e Iran condividono la stessa posizione su un altro conflitto che Trump ha promesso di risolvere e con cui dovrà cimentarsi presto: il Medioriente. E qui rischia di trovarsi contro non solo Mosca e Teheran, anche la Turchia, con il presidente Erdogan che ormai è il difensore d’ufficio di Hamas e ha più volte riservato parole di insulto al premier israeliano Netanyahu, grande amico di Trump. In ultimo, proprio l’Iran è accusato di aver ordito un piano per assassinare il tycoon, sventato dall’FBI.
Sono tutti elementi dei quali Trump non può non tenere conto nella redazione di un piano di pace per l’Ucraina. Il rischio è di fare uscire Kiev da sconfitta in una guerra di invasione di stampo novecentesco e, conseguentemente, fare passare Putin come il vincitore assoluto, aiutando così anche due Paesi, Cina e Iran, che invece gli Stati Uniti hanno tutto l’interesse a indebolire. E Mosca non solo è molto meno autonoma di otto anni fa: fra smettere di combattere e lavorare per la creazione di un ordine mondiale alternativo preferisce di sicuro la seconda.