Sabato 21 Dicembre 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Trump e l'abuso dei social. La tattica dietro gli slogan: "Così monitora il consenso"

L’analisi degli esperti di comunicazione: L’obiettivo è il controllo dell’opinione pubblica. Panarari: "Sul web non esiste contraddittorio". Ponzio: "Twitter regno dell’impulsività"

Roma, 19 marzo 2023 - Manca ancora un anno e mezzo alle elezioni per il nuovo presidente degli Stati Uniti, ma Donald Trump sembra determinato a fare capire che la corsa è già aperta e lancia un messaggio a tutti quelli che potrebbero rappresentare un ostacolo, dal suo partito alla magistratura, dal Partito Democratico alle forze dell’ordine: non provate a fermarmi, o ve ne pentirete. Per veicolarlo, il presidente, anche questa volta, ha fatto ampio uso dei social network. Una strategia che, secondo Massimiliano Panarari, docente di Sociologia della Comunicazione all’Università Mercatorum, segue due dinamiche ben precise.

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La prima è uno sviluppo di tipo tradizionale. "Come molti altri leader populisti – spiega il professore – anche Trump deve una parte del suo consenso all’utilizzo dei social network. Si tratta di un modo per portare avanti il proprio messaggio sostanzialmente senza contraddittorio. Si tratta di un vero e proprio one man show , che riesce a evitare le critiche che gli arriverebbero in caso di una loro diffusione sui media mainstream". Ma c’è anche una seconda dimensione da tenere in considerazione e che aiuta a inquadrare le parole dell’ex presidente circa un suo possibile arresto nei prossimi giorni. "Trump utilizza i social anche come ballon d’essai , diciamo come un termometro – continua Panarari –. Gli serve sia per misurare come vengono accolte le sue proposte o come debba orientare la narrazione in modo tale da ottenere un determinato risultato, fino alla costituzione di temi di distrazione di massa. Così pesa e controlla l’opinione pubblica".

Un gruppo di sostenitori di Trump
Un gruppo di sostenitori di Trump

Le parole di Trump, quindi, potrebbero avere una duplice funzione. La prima è ‘tastare il polso’ del suo elettorato e capire come potrebbe reagire se davvero il loro politico di riferimento dovesse essere arrestato. La seconda è lanciare un messaggio alle autorità americane, con il messaggio implicito che, se davvero finisse in manette, sarebbe pronto a fomentare una mobilitazione di massa. Le reazioni al post di queste ore saranno fondamentali in primo luogo proprio per Donald Trump, per capire la reazione raccolta e calibrare così le mosse successive.

Intanto, negli Stati Uniti si teme il peggio. Negli occhi di molti è ancora vivo il ricordo dell’assalto di Capitol Hill, cuore e simbolo della democrazia americana, che quella tragica notte sembrò traballare. I guai giudiziari, il fatto che Trump non ha mai accettato la sconfitta contro l’attuale presidente, Joe Biden, potrebbero essere due fattori potenzialmente incendiari per creare nuovi disordini nel Paese. Dall’altra parte, l’ex inquilino della Casa Bianca potrebbe usare la carta del ‘perseguitato’ per iniziare a ‘scaldare i motori in vista delle primarie del Partito Repubblicano prima e della campagna elettorale poi. Livia Ponzio, disinfo expert & media consultant, pone l’accento su come i social per Trump abbiano avuto il ruolo assolto dalla televisione e dai media tradizionali all’inizio della sua carriera, ossia creare un personaggio di gran lunga sopravvalutato rispetto ai reali risultati conseguiti.

"È interessante notare come Trump sia l’anello di congiunzione fra Twitter e la televisione – spiega Ponzio –. Questi due mezzi di comunicazione sono fondamentali per il presidente". Proprio Twitter, la piattaforma da cui Trump è stato cacciato dopo l’assalto a Capitol Hill ha fatto le sue fortune. "Dal 2012 – spiega ancora Ponzio – I tweet sono diventati sempre più politici. Dal 5 febbraio 2013 ha iniziato a twittare direttamente e non tramite collaboratori. Twitter si presta benissimo alla comunicazione di Trump perché fondato su semplicità, impulsività e purtroppo anche inciviltà".