New York, 26 aprile 2017 - Parte la rivoluzione fiscale di Trump: niente tasse per le famiglie sotto i 24mila dollari l'anno, via la tassa sulla successione e quella nata per assicurare che i più ricchi paghino un livello minimo di imposta: è quanto emerge dal piano fiscale messo a punto dalla Casa Bianca, illustrato dal segretario al Tesoro Steven Mnuchin. L'intervento abbassa anche dal 35% al 15% l'imposizione sulle imprese e riduce da 7 a 3 gli scaglioni di imposta per i contribuenti, con una aliquota massima del 35%. Inoltre, permette alle imprese di rimpatriare la liquidità detenuta all'estero pagando una sola volta l'imposta sull'operazione.
"Le famiglie con meno di 24.000 dollari all'anno non pagheranno tasse", ha detto Gary Cohn, il direttore del National Economic Council e principale consigliere economico del presidente degli Stati Uniti, che ha presentato insieme a Mnuchin i dettagli della riforma fiscale voluta da Trump.
"Abbiamo un'opportunità, che capita una volta in una generazione, di fare qualcosa di davvero grande. Il presidente Trump ha fatto della riforma fiscale una priorità" ha poi detto Gary Cohn. "Negli ultimi 25 anni, altri Paesi hanno fortemente tagliato le aliquote fiscali alle aziende per attirare gli imprenditori. Questa riforma era necessaria da molto tempo".
Arrivato ai suoi primi cento giorni alla Casa Bianca, Trump rinuncia così alla realizzazione immediata del muro col Messico per mancanza di fondi, ma annuncia "il più grande taglio delle tasse nella storia degli Stati Uniti". E Wall Street vola a livelli record, trascinando tutte le principali piazze europee. La Casa Bianca non dà però indicazioni precise sulle coperture, con il timore di molti che la spregiudicata riforma possa peggiorare lo stato dei conti pubblici. Anche se i mercati al momento sembrano crederci e, in attesa di verificare la bontà dell'ambizioso piano, brindano. Per gli analisti solo l'impatto della misura cardine della riforma - la riduzione al 15% dal 35% dell'aliquota sulle imprese - non potrà che dare nuova linfa al rally di Wall Street che, dopo l'euforia seguita all'elezione di Trump, sembrava scemare.
Nel dettaglio, il taglio dell'aliquota al 15% varrà per tutte le società quotate in Borsa, grandi e piccole, comprese banche e fondi di investimento. Ma varrà anche per tutte le altre imprese, comprese quelle considerate a gestione familiare come l'impero immobiliare creato e gestito dalla famiglia Trump. Agevolazioni anche per le imprese che decidono di rimpatriare i guadagni fatti all'estero: le ipotesi vanno dall'abolizione della tassazione ad un calo dell'aliquota dal 35 al 10%. Sul fronte delle persone fisiche il piano Trump prevede una riduzione da sette a tre (10%, 25%, 35%) degli scaglioni di reddito e un raddoppio delle deduzioni fiscali. E se la 'rivoluzione fiscale' era ampiamente annunciata, la vera 'chicca' con cui Trump vorrebbe coronare il traguardo dei primi cento giorni è un'altra: l'annuncio dell'uscita degli Usa dal Nafta, la zona di libero scambio con Canada e Messico. I suoi uomini sono alle prese con un decreto che potrebbe vedere la luce nei prossimi due giorni. Un provvedimento che, più che ad un ritiro vero e proprio dall'accordo, punterebbe a forzare i tempi e i termini di una sua rinegoziazione.