Giovedì 14 Novembre 2024
Roberto Brunelli
Esteri

Folgorato sulla via di Trump, il sogno americano di Musk. Casa Bianca con vista Marte

Il politologo Gift: mister Tesla ha bisogno di semplificare la burocrazia Usa. E qualcuno pensa che voglia succedere a Donald, ma la legge non lo consente

Roma, 14 novembre 2024 – “È nata una stella”, esclamò Donald Trump nel suo discorso della vittoria in Florida. Non intendeva se stesso, ma l’uomo al suo fianco: Elon Musk, il miliardario più miliardario di tutti, il patron della Tesla e di SpaceX. Momento altrettanto emblematico, la telefonata a Zelensky: anche in questo caso, Trump era affiancato da Musk. Passaggio cruciale numero tre: l’annuncio della nomina dell’uomo più ricco del mondo a capo del nuovo Dipartimento per l’efficienza del governo. A detta di Trump, Musk contribuirà “a smantellare la burocrazia governativa, a tagliare le spese inutili e ristrutturare le agenzie federali”.

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Gli osservatori se lo chiedono: dove vuole arrivare il miliardario? Le sue ambizioni si limitano a voler “fluidificare” i suoi interessi aziendali o c’è qualcosa di più? “Non c’è dubbio che Musk abbia interessi significativi nel panorama normativo degli Usa”, spiega alla Bbc Thomas Gift, direttore del Centre on US Politics dell’University College di Londra. Che aggiunge: “E gran parte della sua retorica ci mostra un individuo ideologicamente impegnato in cause in cui crede”. Ma in cosa crede Musk? Qual è il vero Musk? Quello che due anni fa sembrava tutt’altro che interessato a dare il suo sostegno a Trump o quello che ordina ai suoi ingegneri di spegnere la rete di comunicazioni satellitari Starlink utilizzate dalle forze ucraine? Quello che dichiara che i bassi tassi di natalità siano un problema ben più grave del climate change o l’uomo che intima ai giudici italiani a suo dire colpevoli d’aver sospeso la convalida del trattenimento dei migranti in Albania di “andarsene”?

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Ebbene, c’è chi pensa che la risposta sia nello spazio: il collegamento tra la politica e la colonizzazione di Marte l’ha creato lui stesso, affermando che l’impresa della conquista del pianeta rosso sarà possibile “solo se non sarà soffocata dalla burocrazia”. Non è certo un segreto il pensiero di Musk in materia: l’umanità, afferma, per evitare l’estinzione deve diventare una “specie multiplanetaria” ed è questa la missione della sua azienda aerospaziale. E qui l’intreccio si fa strettissimo: SpaceX è sempre più legata alla Nasa, grazie a forniture da miliardi di dollari. E poi c’è il capitolo Tesla, sotto indagine per le funzioni di guida autonoma, e qualcuno sospetta che il desiderio dell’imprenditore di ridurre “l’eccesso di regolamentazione” potrebbe avere un’ovvia influenza per lui benefica: secondo Christopher Phelps, professore di storia politica degli Usa, “mettere un uomo che guida grandi aziende a capo di un’autorità di deregolamentazione è per sua natura una fucina di conflitti d’interesse”.

Pensare che fino a qualche anno fa Elon Musk si definiva “mezzo repubblicano e mezzo democratico” ed elargiva soldi ad entrambi i partiti. La svolta arrivò con il Covid, quando iniziò a prendere posizioni di destra su lockdown e vaccini, poi spostandosi su temi più squisitamente politici. Fino ai nostri giorni, quando ha iniziato a gettare tutto il peso specifico di X sulla campagna elettorale, un crescendo culminato con i 200 milioni di dollari spesi per far rieleggere l’ex tycoon. Infine, c’è chi pensa che il fine ultimo di Musk sia quello di succedere a Trump. Essendo cittadino sudafricano, teoricamente si tratta di un sogno impossibile: ma chissà che con l’aiuto dell’amico Donald, e un’accorta operazione condotta sui social, non si apra la via ad una mirata modifica costituzionale. Obiettivo Casa Bianca, con vista Marte.