Roma, 22 gennaio 2025 – Più che essere una goccia, che scava in profondità fino a scalfire la roccia dell’identità statunitense, Donald Trump incarna “i fiumi carsici sempre esistiti nel Dna profondo dell’America e tornati ora a scorrere sotto la luce del sole”. Con tutta l’impetuosità “di una retorica aggressiva e sprezzante, anche contro la precedente amministrazione Biden, esibita dal tycoon in campagna elettorale e nel suo discorso d’insediamento nella Rotonda, a Capitol Hill”. Sfrutta la metafora Gianluca Pastori, docente di Storia delle relazioni politiche tra il Nord America e l’Europa all’Università Cattolica di Milano, nonché analista dell’Ispi-Istituto per gli studi di politica internazionale, per sfogliare la margherita delle roboanti promesse del Commander in chief, in particolare su migranti e ius soli. Alcune già tradotte in ordini esecutivi, appena ha rimesso piede alla Casa bianca.
Quindi da Trump, professore, nessun attacco all’identità americana, nessun cambio di connotati agli Stati Uniti, patria delle libertà e delle opportunità?
“In qualche modo in Europa abbiamo introiettato una sorta di falso mito, quello degli Usa melting pot. In verità l’identità d’Oltreoceano è più simile a una macedonia di sentimenti, pulsioni e credenze. Le Americhe profonde, che rappresenta Trump, gli States bianchi, nazionalisti, conservatori e radicalmente religiosi, non sono una novità. Solo che oggi hanno il loro proscenio internazionale e di ciò dobbiamo abituarci”.
Più che un sogno americano la nostra è un’illusione a stelle e strisce?
“Sì, non a caso i temi del Trump di oggi sono gli stessi del 2017, “la deportazione di milioni d’immigranti criminali“, le politiche contro “le invasioni dei migranti clandestini“, il blocco del Birthright citizenship, la declinazione americana dello ius soli”.
A Capitol Hill, però, il tycoon ha sfoderato stavolta toni più pacati, segno che establishment e Partito Repubblicano ora sono nelle sue mani?
“Il mondo del business ha scommesso su Trump, ma non sappiamo quanto durerà. Anche il suo asse con Elon Musk potrebbe finire”.
L’élite tecnologica, da Mark Zuckerberg a Jeff Bezos, è volubile, se è vero che prima erano tutti democratici...
“Il tycoon ne è consapevole, perciò, anche se cercherà di massimizzare la sua agenda politica, sa che non riuscirà a portare a casa tutto quanto”.
I suoi proclami saranno per lo più fuochi d’artificio che altro?
“A Capitol Hill la maggioranza repubblicana non è così solida, Trump ovvierà a questo attraverso un ampio ricorso agli ordini esecutivi per bypassare proprio il Parlamento. Ne seguirà uno scontro molto forte con gli Stati federali e col potere giudiziario anche alla luce di un linguaggio che continuerà a essere all’insegna della provocazione”.
Intanto, però, ha parlato di deportazioni, roba che dovrebbe subito evocare la Shoah e, invece, Musk ha persino sdoganato a suo modo il saluto nazista...
“Pur se non è detto che quel gesto sia da intendersi sotto una luce sinistra, anche se pesa il fatto che sia stato ripetuto due volte, negli Stati Uniti alludere alle deportazioni ora non suscita più un effetto particolare”.
Lo ius soli è in Costituzione, abolirlo non è attentare alla Carta?
“Sì, saranno tanti i ricorsi alla Corte Suprema”.
Ma Dio è con Trump... Per salvare gli States e riportarli all’età dell’oro, come ha ripetuto lui stesso all’insediamento.
“Questa esternazione, al pari di quelle contro la teoria gender, soddisfano l’elettorato evangelical e cattolico che hanno votato in larga parte per il tycoon”.
Anche perché i democratici di Kamala Harris hanno snobbato il voto religioso?
“Non solo quello... Non sanno più dare una visione al Paese che, invece, Trump, da abile venditore di sogni, è riuscito a veicolare con successo”.